L'unico vero, grande acquisto del Milan già campione d'Italia è il suo impianto di gioco. Che risulta corredato, in questi 33 giorni di preparazione, dallo smalto dei suoi interpreti principali e dalla consapevolezza acquisita durante il passato torneo. È quello che capitò, in misura diversa e con una cifra tecnica superiore, al primo Milan di Arrigo Sacchi sul finire degli anni 80. Vinse, a sorpresa, lo scudetto allo sprint con il Napoli di Maradona e nell'estate successiva andò a misurarsi con rivali di statura europea, dal Manchester United al Psv Eindhoven per accrescere le proprie sicurezze in vista del ritorno in Coppa dei Campioni (poi vinta a Barcellona). Se si escludono qualche timida apparizione di Adli, che deve ancora conoscere a memoria la password calcistica per entrare subito a dialogare con i suoi sodali, e l'arrivo del biondino belga su cui si posano per ora eccessive aspettative, il Milan è quello di un anno fa, senza Kessiè (utile nel finale tambureggiante) e senza Romagnoli che ne rimase escluso per l'esplosione di Kalulu. Non è poca cosa, intendiamoci perché ciò che conta, come ha ben spiegato Stefano Pioli in una intervista, sono tre fattori: 1) la gioventù del gruppo; 2) lo spirito di sorprendere ancora la concorrenza che continua a sottostimare il team; 3) la voglia di migliorarsi giorno dopo giorno rispetto a un anno prima durante gli allenamenti.
Per questo motivo i primi accidenti capitati a Tonali e Messias in quel di Vicenza (oggi ne scopriremo le reali dimensioni: per il centrocampista noia muscolare ai flessori, per il brasiliano distorsione alla caviglia di lievissima entità) e l'affaticamento muscolare tradito da Giroud non sono un inno alla gioia per gli abitanti di Milanello. Anche lo scorso anno Pioli cominciò con qualche pesante assenza (Bennacer e Kessiè tornato dalle Olimpiadi ammaccato) e fu costretto a debuttare con la coppia Tonali-Krunic, quest'ultimo diventato il pupillo del tecnico per la sua capacità di adattarsi a più mansioni. L'incipit del calendario non è dei più agevoli (Atalanta alla seconda e derby alla quarta). E nell'attesa che De Ketelaere (i tre gol di ieri mattina con la Pergolettese non sono da prendere come squilli di tromba) raggiunga la velocità degli altri, tocca a Diaz e al timido Adli colmare la lacuna. A dire il vero, nella classifica della condizione ottimale, è più importante l'eventuale stop di Messias rodato da una preparazione saltata lo scorso anno. Col gol, nelle settimane appena trascorse, è stato puntualissimo, segno che può aggiungere altre «tacche» al suo personale curriculum.
Ultimo appunto: in difesa c'è bisogno di maggiore qualità nei duelli in quota. Kjaer deve scaldare i motori. Se arrivassero dal mercato il difensore e il centrocampista promesso, allora il Milan avrebbe un'altra marcia in più.
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