Sulle orme della Nfl, che da anni monopolizza la scena, anche la Nba ora è una lega che dura 12 mesi l'anno: gli 8 in cui si gioca sul serio, tra regular season e playoff, e i 4 di chacchiere. Draft verso fine giugno, chiusura dell'anno agonistico il 30 e inizio del mercato un minuto dopo la mezzanotte. Le regole vietano contatti tra squadre e giocatori liberi fino al 1° luglio, e chi crede all'osservanza di questa regola viene confortato dalla settimana giorno più giorno meno di cuscinetto che la Nba richiede per poter ufficialmente completare le verifiche delle situazioni economiche di ciascun team e determinare così il tetto salariale, il salary cap.
Ecco perché nessuna delle firme di questi primi sei giorni di luglio è valida fino alle ore 18 italiane di oggi. In quel momento diventerà ufficiale anche il passaggio di Danilo Gallinari dai Denver Nuggets ai Los Angeles Clippers, sua terza squadra Nba dal 2008, anno in cui entrò nella lega con i New York Knicks. Un giro complicato, a tre, che in realtà sfugge in parte alla norma appena elencata, perché ci sarà prima una firma di conferma a Denver. Gallo va ai Clippers in cambio di posizioni di scelta da determinare mentre Jamal Crawford li lascia per tornare ad Atlanta assieme al centro Diamond Stone e una prima scelta del 2018, forse quella che i losangelini avevano ricevuto da Houston per la cessione di Chris Paul, il regista e leader degli ultimi anni.
Già domenica Gallinari aveva parlato con la dirigenza dei Clippers e gradito le prospettive tattiche, non necessariamente da titolare: con la riconferma dell'ala forte Blake Griffin, giocatore versatile nei pressi del canestro e dotato di grandi risorse anche ora che è al nono anno di Nba, e la presenza di DeAndre Jordan come talento di centimetri e stacco, un'ala piccola in grado di segnare da 3 punti (38,8% lo scorso anno, 37% da quando è laggiù) e sfidare vicino a canestro marcatori più bassi tornava molto comoda a una squadra che ha perso in Paul l'amor che muoveva il sole Griffin e le altre stelle di un gruppo finora incapace di ottenere i risultati possibili. Con critiche, logiche, anche a coach Doc Rivers, che al momento pare restare dov'è. A prescindere dal fatto che anche in caso di improbabile, tardiva sostituzione (con chi?), il trio ala piccola-ala forte-centro prima descritto potrebbe essere gestito con goduria da chiunque, con miscele varie.
Formalmente tra l'altro Gallinari, 29 anni il prossimo 8 agosto, non firmerà direttamente con i Clippers: uscito dal contratto con Denver che gli avrebbe pagato 16,1 milioni di dollari nel 2017-18, rifirmerà con loro tramite la pratica della sign-and-trade, firma-e-cedi, in vigore da parecchi anni nella lega, e sarà contestualmente spedito a Los Angeles con uno stipendio triennale da 65 milioni totali. Addio dunque alle possibilità di firma con i Boston Celtics, ed ecco la sfida a ovest con la maglia dei Clippers, che hanno il difficile compito di ribaltare la propria filosofia senza compromettere le prospettive di playoff: ovvio, quando perdi tre dei maggiori realizzatori del 2016-17, ovvero Paul, Crawford (che ha peraltro 37 anni) e JJ Redick, andato a Philadelphia da free agent. Griffin è rimasto, con un contratto da 175 milioni di dollari distribuiti in cinque anni, e ora tornerà ad essere il perno dell'attacco, il che rende ancora più essenziale un equilibrio costante con il perimetro nei momenti in cui attaccherà il canestro.
Trovata l'ennesima pace contrattuale, a Gallinari spetta proprio coprire quell'esigenza. Giocando, dopo New York e sfiorata Boston, nella città più rappresentativa della storia del basket Nba, pur se caduta di tono negli ultimi anni.
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