La Dea umilia la Juve

Gasp stravince allo Stadium, aspetta Inzaghi e si candida al dopo Motta. Bianconeri tra insulti e quarto posto in bilico

La Dea umilia la Juve
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Si vede che parlare di scudetto porta male: mentre Simone Inzaghi sventola quattro dita per indicare gli obbiettivi dell'Inter e il Napoli di Conte va a ruota, è bastata una settimana di sogni bianconeri per tornare sentire la curva bianconera a urlare «tifiamo solo la maglia» e vedere uno stadio che si svuota per protesta: Thiago Motta a questo punto rischia sul serio.

Sono le storie d'amore che vanno e vengono nel calcio: sempre accesa quella sancita da un caloroso abbraccio tra l'allievo e il suo maestro Gasperini, è invece finita quella di Cuadrado con lo Stadium che lo ha subissato di fischi, mentre resta in sospeso quella di Gasp con la sua società. Di sicuro però c'è che la passione bianconera si spegne dopo una partita in cui la squadra che un tempo faceva tremare tutti torna da dov'è venuta: nell'imbarazzo e tra gli ululati. Dopo una sconfitta per 0-4 che in campionato non accadeva dal 1967 (contro il Torino). Insomma, non sono bastate cinque vittorie di fila: l'ultima, convincente, con il Verona è stata solo un'illusione. Mentre dopo due pareggi senza reti Bergamo ha ritrovato una squadra dominante che ha voglia di tentare l'impossibile. E che ha stracciato a pezzettini la Juve, una squadra che gioca in costante inferiorità numerica perché c'è sempre qualcuno che si eclissa dalle cervellotiche scelte del suo allenatore. In questo caso Nico Gonzalez amorfo sulla sinistra, con Yildiz reduce dall'influenza e McKennie versione oscura di se stesso, non a caso i tre dietro un Kolo Muani praticamente dimenticato. Così l'Atalanta, alla fine, passa: una palombella in area bianconera finisce sul braccio altissimo di McKennie, una follia che nemmeno una spintarella di Lookman può far passare inosservata, nonostante le proteste di un furioso Thiago. Stavolta Gasp il rigorista buono ce l'ha e Retegui fa 22 gol in 26 partite, secondo (per ora) nella storia della Dea a Pippo Inzaghi.

La risposta della Juve a questo punto è una pochezza assoluta di idee, solo Di Gregorio, anche con l'aiuto del suo palo, riesce a tappare le falle davanti al continuo assalto nerazzurro. Ma per poco. Fuori Yildiz per Koopmeiners,però l'intervallo non porta consiglio: basta un minuto per vedere Kelly perdere la palla, Lookman infilarsi in area e de Roon mettere nell'angolino la risposta di Di Gregorio. E insomma, «ci avere rotto i..» cantano dietro di lui, e poi seguono altri improperi con «vergognatevi» e «fate ridere» come corollario. Così, il successivo gol brasileiro di Zappacosta accende la fuga dallo stadio, poi grandina pure col poker di Lookman.

Il resto è mancia, la Juve torna mistero (per dire, caro Thiago, Vlahovic dentro a frittata fatta?), l'Atalanta torna a sognare. Se sarà di nuovo amore con Gasp lo dirà il match con l'Inter, meglio però non parlare anche a lui di scudetto. Che poi magari succede, e si prende pure il posto (l'anno prossimo) del suo allievo.

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