Gattuso come Al Pacino: il discorso da brividi di Ringhio è diventato virale

Rino Gattuso ha conquistato il suo primo trofeo da allenatore dopo averne vinti tantissimi da calciatore. È la "seconda vita" da tecnico quella di Ringhio, che ha dovuto faticare per arrivare in alto

Gattuso come Al Pacino: il discorso da brividi di Ringhio è diventato virale

Gennaro Gattuso ha ottenuto il suo primo trofeo da allenatore e l'ha fatto con grande merito al termine di una combattuta finale di Coppa Italia contro la più quotata Juventus di Maurizio Sarri. Gli azzurri hanno trionfato ai calci di rigore ma durante i 90 minuti di gioco hanno avuto le occasioni migliori per colpire, hanno centrato due pali e solo uno strepitoso Gianluigi Buffon, migliore in campo dei suoi, ha permesso alla Juventus di portare la contesa fino ai calci di rigore risultati poi fatali alla Vecchia Signora.

Faccia triste

Gattuso al termine del match ha commentato il suo primo trofeo da allenatore con la faccia ancora contrita e addolorata per la grave perdita subita lo scorso 2 giugno: "La vita mi ha dato più di quello che ho fatto io, il calcio mi ha fatto uomo, io ho dato molto meno. La scomparsa di mia sorella è stata durissima, non la digerisci mai. Chi fa questo lavoro deve avere rispetto: perciò tante volte mi arrabbio, io l’ho fatto per tantissimi anni, dai miei giocatori voglio senso di appartenenza, e appunto rispetto. Si deve lavorare con serietà, perché poi c’è sempre un Dio del calcio se fai le cose bene", queste le parole del tecnico del Napoli ai microfoni della Rai.

Il presidente Aurelio De Laurentiis al termine del match ha premiato i suoi calciatori insieme ad Andrea Agnelli e ai microfoni della Rai si è scatenato incensando Gattuso: "Era nell’aria, tutti compattati intorno a Gattuso. Napoli è l’unica che riesce a contrastare la Juventus. Ancora non la riusciamo a battere nello scudetto ma ci riusciremo. La Champions League? I sogni sono importanti. Questo Covid con tutto rispetto per le vittime, ha stimolato il mondo intero, dove tutti sono pronti a ripartire e a ripartire più forti. Il Covid con tutto il rispetto per le morti ci ha affratellato e siamo pronti a ripartire".

Il discorso di fine partita

Al termine della finale di Coppa Italia Gattuso ha riunito tutta la squadra, compreso De Laurentiis e tutti i membri dello staff per un discorso di fine partita, insolito, alla Al Pacino. "Avete dimostrato senso di appartenenza, professionalità e carattere. Qui c'è gente in scadenza di contratto che deve andare via, c'è gente che piange. Siete forti. Adesso non abbiamo più pressioni, tensioni, non ne abbiamo più e giochiamo tutti. Voglio vedere il veleno".

Una carriera da sogno

Gattuso, da calciatore, ha avuto la bravura e la fortuna di poter giocare in una delle squadre più forti e blasonate del mondo: il Milan. Il 42enne di Corigliano Calabro, tra l'altro, è stato sempre un grande tifoso rossonero e prima di approdare nella sua squadre dei sogni ha affrontato la gavetta, quella vera, passando da Perugia ad appena 16 anni, fino ad arrivare al Glasgow Rangers salvo poi tornare alla Salernitana in Serie A nel 1998-99.

Nel 1999-2000 approda al Milan e in poco tempo diventa uno dei punti cardine della squadra rossonera con cui vince tutto in tredici anni: due scudetti, due Champions League, un mondiale per club, due supercoppe Europee, due supercoppe Italiane e due Coppe Italia, più uno strepitoso mondiale con l'Italia di Lippi nel 2006 in Germania. Una grande delusione: la finale di Champions League persa a Istanbul contro il Liverpool di Benitez (da 3-0 a 3-3 con i rossoneri che persero poi ai calci di rigore).

Una carriera in salita

Se da giocatore Gattuso ha avuto una carriera fantastica, quella da allenatore è partita in salita, con Ringhio che è partito dalla Svizzera tra le fila del Sion di cui è stato allenatore/giocatore nel 2013. Conclusa l'esperienza rosanero Ringhio vola a Palermo da Zamparini ma la sua esperienza dura ben poco dato che verrà esonerato alla sesta giornata dal "mangia allenatori" più famoso del calcio italiano.

Nel 2014 tenta l'esperienza in Grecia tra le fila dell'Ofi Creta e lì diventa famoso per il suo sfogo in conferenza stampa: lavora in condizioni estreme con i calciatori e lui stesso senza stipendio e strutture adeguate per poter andare avanti. Tra il 2015 e il 2017 allena i nerazzurri del Pisa, una novità per lui da sempre rossonero e in due anni difficili per le gravissime vicessitudini societarie riesce a farsi amare da tutti i tifosi (anche fuori dalla città toscana) e a ottenere ottimi risultati, il primo anno con la promozione in B dalla Lega Pro. L'anno seguente con una delle migliori difese del torneo torna in C ma con onore.

Nel 2017 approda alla Primavera del Milan ma è solo di passaggio dato che a novembre prende il posto in prima squadra sostituendo Vincenzo Montella. Chiude la stagione al sesto posto e si guadagna la riconferma. Nella passata stagione compie un mezzo miracolo con i rossoneri accarezzando fino all'ultimo la possibilità di poter centrare la Champions League, con l'Inter a beffarlo nei minuti finali del match contro l'Empoli.

Il Napoli è storia recente ma anche in questo caso tutto nasce da un subentro, al posto del suo grande mentore e maestro Carlo Ancelotti.

La vittoria di ieri è meritata e frutto del grande lavoro di questo grande personaggio del mondo del calcio che, al di là delle divisioni per il tifo, è riuscito ad unire tutta l'Italia calcistica, che lo vede come uomo vero, onesto, sincero, senza peli sulla lingua e a volte anche fin troppo umile.

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