L'aereo che riporta in Italia Sofia Goggia atterra a Malpensa alle 13.22, con una ventina di minuti di ritardo rispetto all'orario previsto. Poco importa, la medaglia d'argento olimpica ottenuta in discesa libera è già al collo. Il ritorno a casa avviene esattamente dieci giorni dopo lo sbarco della speranza a Pechino, con una valigia carica di sogni e incognite. All'uscita dal Terminal 1, davanti ai tifosi accorsi per l'occasione, i primi abbracci sono per i genitori, Ezio e Giuliana, e per il fratello Tommaso, ma ci sono anche il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, e i rappresentanti delle Fiamme Gialle, il suo gruppo sportivo militare d'appartenenza. «Torno a casa con un risultato incredibile - esordisce - Ho fatto qualcosa di grandioso, se penso che la prima volta dopo aver messo gli sci in Cina sono scoppiata a piangere davanti al mio fisioterapista. Per un traguardo del genere alla partenza ci avrei messo la firma». Successivamente i sorrisi in bella mostra davanti ai fotografi, con la medaglia e il mazzo di fiori, lasciano spazio ad altri sentimenti quando viene incalzata sulla polemica nata a distanza con Maria Rosa Quario, firma del nostro quotidiano. «In discesa libera sorvolare mi viene bene, lo faccio anche in questa occasione. Rispetto a quanto è stato scritto non voglio aggiungere altre parole e alimentare questioni inutili. Appena sono scesa dall'aereo ho scritto a Federica per complimentarmi per il suo bronzo». Sulla caduta avvenuta durante il superG a Cortina e sull'entità dell'infortunio la sua risposta è perentoria: «Se il volo che ho fatto in pista non dovesse bastare, c'è una risonanza magnetica sotto gli occhi di tutti. Il dottor Andrea Panzeri, che mi ha visitata, mostra ai medici praticanti il video della caduta per spiegare come ci si rompe un crociato. Il mio era del tutto sfilacciato». Più tardi la consegna del Tapiro di Striscia, per lei il terzo, motivo ovviamente le osservazioni fatte dalla nostra Quario. «Parla sempre di me e dice che sono egocentrica: il Tapiro dovremmo darlo a lei», la replica, prima di aggiungere invece sulla rivale azzurra «Federica è una cara compagna di sci, con il cronometro ci stimoliamo a vicenda. Anzi, devo ringraziarla, perché senza quello che mi ha dato a livello sportivo non sarei la sciatrice che sono oggi».
Ora per Sofia Goggia in rapida successione arriveranno un breve periodo di riposo, ulteriore fisioterapia e poi il ritorno in pista per la tappa di Coppa del Mondo con le due discese di Crans Montana (26 e 27 febbraio). È in testa alla classifica di specialità, ma deve completare l'opera in vista delle finali in terra francese di metà marzo: «Mercoledì andrò in Svizzera, lì ho già vinto tre volte.
Però c'è un lungo tratto in piano nella parte centrale che potrebbe crearmi problemi perché non riesco ancora a mettermi nella mia solita posizione aerodinamica. Spero con la riabilitazione di acquisire ulteriore forza nella gamba, evitando l'operazione chirurgica».
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