Sosteneva Roberto De Vicenzo, icona ossessionata dal green: «Il golf è come l'amore. Un giorno pensi di essere troppo vecchio, il giorno dopo vuoi farlo ancora». La pandemia ha reciso la passione e gli spazi verdi di uno sport a rischio zero, che da sempre combatte pregiudizi e stereotipi. Però stavolta la battaglia è un'altra: far ripartire l'attività. Dai circoli, a portata di tutti, come sottolinea da giorni Franco Chimenti, numero uno della Federgolf.
Presidente, a che punto è la sua sfida per la riapertura dei circoli?
«Non c'è ancora una data. Ma voglio tranquillizzare giocatori e appassionati, stiamo facendo l'impossibile. La nostra Federazione sta lavorando a oltranza, ci sono riunioni in serie e lunedì pomeriggio c'è stata una consulta fiume, con i delegati e gli esponenti del golf italiano per fare il punto sull'inizio della Fase 2».
Qual è la vostra linea?
«I circoli vanno riaperti subito. Non è un privilegio, è per preservare migliaia di posti di lavoro e tutto l'indotto di questo sport. Le ordinanze regionali sul territorio hanno creato confusione, ma quello che dovevamo fare noi l'abbiamo fatto. Non possiamo scavalcare le istituzioni».
Ha incontrato qualcuno ai piani alti per sbloccare l'impasse?
«Smentisco incontri delle ultime ore tra me e il ministro dello Sport, Spadafora, o con il presidente del Coni, Malagò. Abbiamo rispettato le decisioni delle autorità e agito per farci trovare pronti, disposti a qualsiasi soluzione pur di ripartire in massima sicurezza».
Quali azioni avete messo in campo?
«Abbiamo istituito una commissione federale qualificata, con esperti di settore, tra cui l'infettivologo Le Foche. Abbiamo diffuso il protocollo ufficiale per circoli e giocatori al fine di contrastare il rischio di contagio alla ripresa. Aspettiamo solo il via libera dall'alto su tutto il territorio, considerato che i circoli sono pronti a far rispettare le disposizioni e che il golf è tra le discipline a rischio zero, come confermato dal Politecnico di Torino».
La serrata sta generando enormi problemi al vostro sport. Avete già una stima?
«La chiusura degli impianti nel periodo primaverile ha provocato gravi danni al movimento. Non c'è ancora una cifra certa, ma in questa fase della stagione i circoli erano sempre pieni anche per l'afflusso dei giocatori stranieri. Basti pensare che nel 2019 si sono registrati oltre 500.000 green fee dall'estero per un fatturato di circa 30 milioni di euro».
Già durante la Fase 1 aveva condotto un'altra battaglia...
«Per la salvaguardia dei Golf Club, all'inizio del lockdown mi sono attivato per la manutenzione dei percorsi di gioco. Ringrazio le autorità per aver accolto le istanze, su un'attività che richiede attenzioni specifiche e ha dei costi notevoli. Così i campi sono già pronti e l'osservanza del protocollo farà il resto, dalla gestione della club house, fino al comportamento in campo pratica e sul percorso di gara».
Sta pensando ad altri aiuti per il golf italiano?
«Attraverso comitati e delegazioni regionali, la Fig è in contatto con i circoli per dare supporto e recepire le esigenze. Abbiamo deliberato il rimborso della quota di affiliazione e aggregazione già versata per il 2020 a favore dei circoli affiliati e delle associazioni aggregate. È stata creata una casella mail apposita per dar modo a tutti gli addetti ai lavori e ai tesserati di interagire con noi ed è stato confermato, anche per il 2020, il tesseramento per neofiti a 10 euro. Un'iniziativa, i cui proventi andranno ai circoli, che lo scorso anno portò 1985 nuovi iscritti tra agosto e dicembre».
La Ryder Cup di Roma, prevista per il 2022, rischia di slittare?
«Al momento non ci sono novità. Procediamo come previsto e nel caso considereremo le conseguenze derivanti da un eventuale slittamento dell'edizione 2020».
Alla luce della crisi com'è lo stato di salute della Fig? Ripercussioni sui dipendenti?
«Il sacrificio di tutti ha permesso di non fermare l'attività lavorativa, grazie a chi ha smaltito le ferie e a chi ha operato in smartworking.
Alle viste c'è un nuovo bilancio in attivo. Sarà grazie agli sforzi di tutti, alla professionalità e al senso di appartenenza. Sono orgoglioso della mia squadra, adesso è l'ora di ripartire nel rispetto delle prescrizioni».
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