I bravi ragazzi d'Italia alla conquista dello sport

Quei bravi ragazzi non hanno la faccia sporca. Almeno questa volta. È quello che stupisce nell'azzurro dello sport che sta colorando queste settimane

I bravi ragazzi d'Italia alla conquista dello sport

Quei bravi ragazzi non hanno la faccia sporca. Almeno questa volta. È quello che stupisce nell'azzurro dello sport che sta colorando queste settimane, come se il movimento travolto dalla guerra al virus avesse deciso di rinascere attraverso le sue facce migliori. Matteo Berrettini è una di queste: lo avevamo conosciuto quando ancora era un punto di domanda nel tennis del futuro, e già si era capito che era così diverso nel suo talento. Era normale, un bravo ragazzo appunto, che ora coglie il frutto di sacrifici senza bisogno di essere superstar per forza. Ed è lui il simbolo di un nuova tendenza che l'Italia che vince sta portando avanti, se pensiamo che perfino i divi del calcio, così sempre esagerati, hanno tenuto fin qui un profilo basso stringendosi intorno al più sfortunato di loro - Leonardo Spinazzola - quasi con pudore. A questo aggiungiamo pure i giganti del basket, quella nazionale senza stelle e senza troppe arie, che arriva a un traguardo impensato - battere la Serbia a Belgrado per conquistare l'Olimpiade - guidati da un ventenne metà americano ma con un cuore tricolore e che gioca nella Nba senza farlo pesare. E con nomi che spesso, nel nostro campionato, quasi stonano nelle orecchie dei nostri dirigenti così amanti dell'esotico. Nessuna rivincita sguaiata però, ma un sano abbraccio al più ragazzo di loro, il coach Meo Sacchetti, spesso vittima di una faccia troppo pulita in questo mondo di star.

Sono giorni un po' così, belli insomma, in cui lo sport ci mostra la sua parte più splendente.

E visto che possiamo ancora sognare teniamoci stretti questi ragazzi. Bravi e, speriamo a questo punto, vincenti fino in fondo.

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