Dubai I primi 100 giorni alla guida di Alfa Romeo nel mercato chiave europeo, e in quelli pure importanti di Africa e Medio Oriente, Roberta Zerbi, li ha superati abbondantemente. A nominarla in questo delicato ruolo è stato, in agosto, il coo Emea di Fca, Alfredo Altavilla.
Una donna, dunque, a capo di uno dei marchi simbolo del «made in Italy» e al centro dei piani di sviluppo del gruppo. Ci siamo parlati, a Dubai, al termine della prova di Stelvio Quadrifoglio. «Sono laureata in economia - si spiega subito - e la mia tesi riguardava il lusso, in particolare la sfera Louis Vuitton e l'importanza dell'artigianalità. Prima di entrare nel mondo dell'auto, sono stata consulente su alcuni progetti della Cee. Poi ho lavorato in Ford Italia, Toyota Europa e, dal febbraio 2011, sono entrata in questo gruppo dove ho svolto diversi ruoli in seno a vari marchi».
Un'altra donna in una posizione di leadership.
«Ho sempre lavorato con impegno, cercando di dare il massimo».
È un momento favorevole alle donne sia in politica sia nell'industria. Qual è il valore aggiunto che caratterizza una donna in una posizione di comando?
«Questa ascesa è il risultato di un impegno costante. Le donne hanno un approccio pragmatico. Lavorano sulla realtà ma amano anche i sogni, quelli però che possono essere realizzati».
Lei è anche moglie e mamma di Leonardo, 12 anni. La sua giornata tipo.
«Assegno una grande importanza a famiglia e lavoro. Ho un marito che mi ha sempre supportato e abbiamo un grande rispetto l'una dell'altro. Funziona. Penso di fare bene il mio lavoro perché in casa mia c'è un grande equilibrio».
Preferisce essere chiamata la manager o il manager?
«Né uno né l'altro. Sono Roberta».
E in agosto il dottor Altavilla le comunica la nomina.
«Una sorpresa. Ho informato mio marito che gli impegni sarebbero aumentati. Primo viaggiavo soprattutto in Italia, ora il raggio d'azione si è allargato di molto. È una sfida bellissima, sono entusiasta, il marchio Alfa Romeo rappresenta il meglio che può esprimere l'Italia quando fa le cose bene».
Accentratice?
«Per nulla. Amo lavorare in squadra e per la squadra. Senza un team forte non si va da alcuna parte. Con me lavorano persone capaci e con tante idee da mettere a terra».
Lei ha in mano il destino di Alfa Romeo in Europa.
«Ci diamo degli obiettivi sfidanti e dobbiamo essere concentrati per raggiungere i risultati stabiliti. È un impegno spalmato su tutto il team. Mio padre, da giovane, guidava una Giulia Spider. Il marchio è uno dei simboli italiani e suoi valori sono e saranno i nostri cavalli di battaglia».
Ma ora c'è anche la Formula 1 insieme a Sauber.
«È il tassello che mancava ai tre pilastri del marchio: prestazioni, design, cuore sportivo. Siamo comunque strutturati per far fronte a nuovi carichi di lavoro».
Come vede l'auto del futuro?
«L'ho chiesto a mio figlio Leonardo. Ha risposto così: Volerà...».
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