Un inizio da "videogioco" dentro e fuori dal campo

Un inizio da "videogioco" dentro e fuori dal campo

L a Juventus «non è un videogioco» dice Maurizio Sarri alla vigilia della trasferta di Brescia, riferendosi alla costruzione di un sistema di gioco e di un gruppo che lo interpreti, ma lo slalom tra insidie e trabocchetti di quest'inizio di anno sociale, dentro e fuori dal campo, rimanda proprio alla playstation. Il mercato con troppi esuberi, più o meno riassorbiti, la polmonite dell'allenatore costretto a perdere giorni preziosi, i gravi infortuni di Chiellini e Douglas Costa, il doloroso taglio della lista Champions, con tanto di polemica di Emre Can, il caso della curva con il club sotto attacco per la sua coraggiosa denuncia, il bilancio in rosso, il titolo sospeso in borsa per eccesso di ribasso, anche se il valore delle azioni vale pur sempre il doppio rispetto a prima di Ronaldo, infine, i gol presi a palla ferma, quattro su sei reti subite.

A tutto questo va aggiunto il nuovo allenatore con la sua visione, del mondo e del pallone, che deve essere assorbita dai calciatori. Per questo, secondo Sarri, «il calcio non è un videogioco», perché ci vuole tempo. Alla Juve, però, il tempo è un concetto astratto. Scorrendo questa lista di inconvenienti, alcuni imputabili al caso, si può affermare senza dubbi che la Juventus ha dovuto affrontarne molti di più della sue dirette concorrenti. Poi, se c'è di mezzo Madama, ogni contrarietà va raddoppiata. A Torino uno non vale uno, ma due. Questo è il sostenibile, a volte sì altre meno, peso del successo. Dalla Juventus ci si aspetta sempre di più e i primi a pretenderlo sono i suoi tifosi che non si accontentano mai. Quello che per altri è accettabile, per il suiveur bianconero non lo è. Per questo parliamo di inizio in salita, per tutti questi ostacoli più o meno inaspettati. Però la Juventus, in campo, le difficoltà le ha riassorbite. Rispetto a un anno fa ha due punti in meno in classifica, ma è lassù, imbattuta. Questo, poi, sarà un campionato più difficile dell'ultimo di Allegri, quando Madama andò in ferie prima di Pasqua.

Al di là dei problemi contingenti, tra cui, aggiungiamo, l'idea balzana che si debba vedere il Napoli di Sarri in bianconero, il vero ostacolo sarà rappresentato dalle avversarie, a cominciare dall'Inter juventinizzata.

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