Inner, la medaglia più facile gli sfugge via in 10 secondi

L'azzurro cade subito: "E dire che mi piaceva questa pista". Il dt Ravetto: "Che peccato, il podio era davvero alla portata"

Inner, la medaglia più facile gli sfugge via in 10 secondi

Christof Innerhofer lascia So­chi con le sue belle medaglie al col­lo, l'ultima passerella per lui è alla Casa Italia di Rosa Khutur, dove davanti ai microfoni non sa quasi più cosa dire, se non che «queste giornate resteranno indimentica­bili » e che nel finale di stagione vuol «continuare a raccogliere grandi risultati». Poi, sarà atteso da mesi pieni di eventi belli e inte­ressanti per lui che, a differenza di Armin Zoeggeler, ama molto an­che il rovescio delle medaglie: «Perché vengo da un paesino di montagna, ma mi piace molto an­che la città, con tutto quello che può offrire». Il superG finale? Per Inner è durato meno di dieci se­condi: «Ero convinto che fin dalle prime porte si potesse carvare, cioè condurre le curve senza met­tere gli sci di traverso nonostante la pendenza, ci ho provato ma mi è andata male. Peccato perché mi sarebbe piaciuto sciare fino in fon­do, era una bella pista, un bel trac­ciato ». «E sarebbe stata la meda­glia più facile da vincere, visto com'è andata la gara» si rammari­ca il dt Ravetto, che dopo aver vi­sto Peter Fill finire a 18/100 dal po­dio nonostante parecchi errori, era certo che lo stellare Inner di questi giorni potesse fare molto meglio. Archiviate le prove veloci, da do­mani si tornerà in pista per quelle tecniche, i due giganti prima, i due slalom a chiudere, venerdì e saba­to. Con l'augurio di Innerhofer («spero che i miei compagni si fac­ciano dei bei regali come me li so­no fatti io») e l'ispirazione che vie­ne dalle sue medaglie luccicanti sul petto, gli azzurri non vedono l'ora. Si comincia con il gigante femminile, ultima gara olimpica per la capitana del gruppo Denise Karbon, che in stagione è sempre finita dietro a Federica Brignone e Nadia Fanchini, mai sul podio, ma mai troppo lontane dalle prime. A completare il quartetto c'è France­sca Marsaglia, che partirà più in­dietro ma è in forma, scia su que­sta neve da dieci giorni e non avrà nulla da perdere. Speranze di po­dio? Delle quattro gare che resta­no questa è quella che ne offre di più assieme allo slalom maschile, anche se fare previsioni è un vero azzardo. A far paura sono le condi­zioni della neve, cotta dal caldo dell'ultima settimana, che nei prossimi giorni verrà indurita con dosi massicce di sale. Il gigante maschile sulla carta è una gara chiusa dal trio Ligety-Hir­scher- Pinturault, l'azzurro più quotato è Roberto Nani, che si è conquistato un buon numero di partenza a suon di risultati (sesto nell'ultima gara di coppa) ed è arri­vato in Russia per la sua prima olimpiade pieno di entusiasmo. «Il mio obiettivo? È lo stesso di tut­ti gli altri, peccato che le medaglie siano solo tre, ma di sicuro ci pro­verò, attaccando come un pazzo!» Prima di arrivare qui gli azzurri si sono allenati all'Abetone (su nevi e pendii simili a quelli di Rosa Khu­tur) e a Folgaria.

Jacques Theolier, il tecnico francese che non sa fin­gere, pare tranquillo: «Abbiamo preparato le gare al meglio, i ragaz­zi stanno tutti bene, siamo pron­ti ». Se lo dice lui, c'è da fidarsi.

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