Antonio Conte ribalta l'Inter che ha sconfitto in volata la Fiorentina e 4 giorni dopo schiera a Benevento (oggi pomeriggio, ore 18) una squadra quasi completamente differente. Tra turnover (Martinez, Barella, D'Ambrosio), rimandati (Eriksen, Kolarov) e bocciati (Brozovic, Perisic) potrebbero essere addirittura 7 i giocatori nuovi rispetto al debutto. «A me la partita è piaciuta molto, mi sono divertito», racconta con enfasi. «Chi gioca un calcio offensivo come l'Inter, deve sempre stare attento agli equilibri. Sennò è facile prendere un sacco di gol. Guardate cosa è successo domenica e City e Bayern», aggiunge con la malcelata soddisfazione di chi sa di averla scampata grossa. E così, dopo aver debuttato contro una squadra forte con quel folle terzetto difensivo (D'Ambrosio-Bastoni-Kolarov), contro il presunto più debole Benevento, non solo recupera lo squalificato De Vrij, ma medita di rimettere in squadra addirittura Skriniar, anche per lo stallo nella trattativa col Tottenham. «Ci aspetta una gara tosta, il Benevento ha vinto alla grande il campionato di B e ha cominciato benissimo a Genova, vincendo con merito in rimonta».
Benevento-Inter è anche (forse soprattutto, considerando la differenza di storia dei club e il valore dei giocatori) Inzaghi contro Conte, due storie ancora differenti da allenatori, ma certamente due nomi ugualmente pesanti nella storia del calcio italiano. Più giovane, Pippo ha sempre inseguito Antonio: quando arrivò a Torino (da capocannoniere del campionato peraltro, era l'estate 1997) Conte della Juventus non era solo un senatore, ma addirittura il capitano.
Compagni per 4 stagioni in bianconero e per 12 volte in nazionale (Euro 2000 compreso), poi Inzaghi scelse il Milan e la sua carriera deviò in modo netto da quella dell'amico, tingendosi di rossonero intenso. Adesso lo insegue da allenatore: Antonio ha vinto scudetti e Coppe, in Italia e in Inghilterra; Pippo solo un campionato di B, l'ultimo, ma ha saputo rialzarsi dalla caduta al debutto col Milan, ripartendo dal basso. Oggi si sfidano per la prima volta in panchina (ovviamente sono 2 i precedenti tra le 2 squadre, con doppia vittoria nerazzurra). «Pippo è un malato di calcio come me, un tipo passionale: ero sicuro che avrebbe fatto bene, come sta facendo», le parole al miele di Conte.
Quando giocava, Inzaghi ricordava ogni gol che aveva segnato (ed erano tanti, più di 300), dividendoli per stagione e competizione. Probabile che oggi ricordi i punti fatti dalle sue squadre, stagione per stagione, con numero di vittorie e differenza reti. Conte è un po' meno maniacale nella sua passione, ma certo non molto. Vivono di calcio, guardano calcio, lo insegnano e lo divorano.
Non c'è quindi bisogno di ricordare a Inzaghi che in carriera ha segnato 7 gol all'Inter, lo sa già. E sa benissimo di averlo fatto con tutte le squadre con cui l'ha affrontata (1 gol con l'Atalanta, 2 con la Juventus e 4 col Milan): oggi ci prova col Benevento, sfida con retrogusto di derby.
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