Inzaghi vede rosso per il risentimento del Toro

In forse la presenza di Martinez contro il Lecce. E si ripropone l'allarme generale: "Si gioca troppo..."

Inzaghi vede rosso per il risentimento del Toro
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Se sarà o meno un Natale con il sorriso, Lautaro Martinez lo saprà oggi, con gli esami per valutare il risentimento muscolare rimediato nel mercoledì di Coppa Italia con il Bologna.

Verosimile, in ogni caso, che la partita casalinga contro il Lecce non lo veda dal campo.

Lo stesso che, da agosto ad oggi, l'ha visto giocare poco più di 29 ore ininterrotte con la maglia dell'Inter sulle spalle. Si gioca troppo, è la voce che riecheggia nel deserto.

Lo sfogo di Sarri dopo Milan-Lazio e le parole neanche troppo centellinate di Mourinho sul tema sono rimaste lettera morta. Così come quelle di Umberto Calcagno, presidente dell'Associazione calciatori: a fronte delle 38 partite l'anno consigliate, se ne disputano una settantina l'anno.

Stando al rapporto sulla salute dei calciatori, per il 30% dei giocatori di A occorrono almeno 3 giorni per recuperare anche solo la «voglia di giocare» dopo una partita ufficiale.

Per il 55% serve lo stesso tempo per recuperare la piena competitività dopo 2 partite in 7 giorni. Anche nei numeri è evidente il gap con il calcio di 10 anni fa, per non dire di quello dell'altro millennio.

Quando un altro grande capitano dell'Inter come Beppe Bergomi - 60 anni oggi - riuscì a giocare 519 partite ma in 20 anni di nerazzurro.

Lautaro, che la fascia dello Zio l'ha ereditata, ha già disputato in maglia Inter 261 partite dal 2018 ad oggi, 23 presenze con 17 gol in stagione.

Ovvio che Inzaghi ci rinunci il meno possibile, anche in un ottavo di Coppa Italia che arriva dopo la fase a gironi della Champions.

Sempre in Coppa Italia, il 10 gennaio fu Lautaro, a due minuti dall'ora e mezzo di gioco, a pareggiare i conti con un Parma in vantaggio a San Siro e battuto al minuto 110 da Acerbi, a 8 giorni dalla Supercoppa di Riad con il Milan.

Anche per questo, giocarono tutti insieme Gagliardini, Asllani, D'Ambrosio, Gosens e Correa, con un turnover che ricordò quello del dicembre 2017 dell'Inter di Spalletti contro il Pordenone. Quinto in Lega Pro e sconfitto 5-4 solo ai rigori.

La coperta è corta, anche per chi ha la rosa lunga.

E il surplus di partite della nuova Champions o, forse, anche della Superlega non vanno nella direzione voluta di chi chiede spettacolo.

Le tv in primis, che con i loro diritti continuano a dare ossigeno economico ai club dopo le difficoltà degli anni da pandemia.

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