Jacobs e la strana richiesta di aiuto

Le preghiere di Marcell Jacobs non ci sorprendono, ma neppure ci commuovono

Jacobs e la strana richiesta di aiuto
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Le preghiere di Marcell Jacobs non ci sorprendono, ma neppure ci commuovono. Lo abbiamo sempre trattato come merita un campione olimpico. I suoi titoli, i suoi record resteranno per sempre. Prenderlo in giro perché mentre affogava si vergognava di chiedere aiuto non è mai stato il nostro peccato. Lui dice che spesso la gente ignora la complessa vita dell'atleta, ma spesso i campioni sottovalutano la fatica di chi sa documentarsi, di chi sui campi c'è stato, di quelli che, ad esempio, davanti alla bella lettera su Instagram riconoscono il valore di chi vive da campione.

Ci chiede sostegno e, come diceva Goethe, lo assicuriamo che lo abbiamo sempre trattato per ciò che dovrebbe essere un campione olimpico e, se possibile, come chiede lui, tutti cercheranno di aiutarlo a diventare ciò che ancora promette in un finale di storia da vivere insieme e non contro di lui.

Rinascerò ancora, ci dice, come fanno tanti quando vengono sgridati o si trovano in difficoltà, per i voti a scuola, per gli affari sbagliati, in questo caso per gare che non ha potuto fare o, magari, onorare come è successo a Parigi, quando le gambe sono diventate di gesso. Ammetterà che ci aveva detto lui di stare bene, di essere felice di essere tornato a sentire il profumo della battaglia.

Adesso la sua complessa macchina sembra imballata di nuovo. Gli è successo spesso. Vero che ha saputo reinventarsi fino al trionfo nei grandi avvenimenti. Ora, però, ci manca il Jacobs di Tokyo, dei mondiali indoor, delle corse in sala. Lo aspettavamo con ansia. Certo che la competizione è dura, facile che avversari battuti ti sfidino, magari anche per alzare i compensi, ma questo è il gioco.

Non aveva bisogno, nella letterina scritta con garbo, come si fa a Natale, di ricordarci che è soltanto un essere umano che ora, nelle difficoltà, vorrebbe sentirsi supportato.

Lui ci ricorda che suda, fatica.

Non ne avevamo dubbi, crediamo in Camossi che conosciamo meglio degli altri, la famiglia dove sta vivendo la terza dimensione, addolorati soltanto di non vederlo in Polonia, con la staffetta, preoccupati per un mondiale che potrebbe ancora una volta non essere il suo. Certo che gli auguriamo di tornare presto, lui dice addirittura rinascere, felici se potrà raggiungere i traguardi che ancora sogna.

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