Un'estate di platino in cui ha vinto tutto, Champions, Europei e Supercoppa continentale, ma i capelli sono d'oro come il Pallone al quale è stato candidato. E ti credo. Uno così ha d'oro il cervello e pure l'acconciatura, quella sfumatura cromatica che spunta sotto il cappellino. Jorginho il regista per eccellenza. Eletto, per inciso, dalla Uefa miglior giocatore europeo. Una vendemmia di trofei per chi ha il sorriso sempre in canna e i neuroni attivissimi. Perché il gioco lo inventa e lo rumina, come solo lui e pochissimi altri sanno fare.
In Italia l'esegesi sul regista è sempre cogente, fin troppo. C'è un abuso della definizione, poi ti guardi attorno e capisci che i play come l'azzurro paiono dei panda. Gente rara. Invece ci sono molti adattati che la narrazione pallonara omologa come registi. Trattasi di mediani equilibratori, magari bravi, per carità, ordinati, ma devoti al compitino, non all'assunzione di responsabilità in mezzo al traffico. C'è qualcuno in Italia con le sue caratteristiche? Jorginho ci pensa un po', poi risponde nell'aula di Coverciano: «Magari Tonali...». Un bel complimento per il milanista in carriera. E aggiunge: «Ora si gioca più a due fin da bambini e allora non si cresce con quella mentalità. Da grande fai più fatica». Jorginho che invece deve tutto a Mauro Bertacchini - detto così verrebbe da pronunciarlo al contrario, Bertacchini Mauro come il Cerutti Gino - suo allenatore quando 13enne tirava i primi calci in Brasile: «Gli sono davvero debitore. Io ero un trequartista e lui mi impostò in posizione più arretrata. Cominciai a studiare Pirlo e Xavi, da lì è cominciato tutto».
Da allora ne è passato di tempo e insieme a questo tanti giudizi negativi. Dopo la vittoria di Wembley Jorginho ha tirato tutto fuori: «Sassolini - racconta - che ci saranno sempre perché tra provini andati male e critiche è stata dura per me però queste cose negative mi hanno motivato tanto. Anche se non me le dimenticherò mai».
Ora è tempo di qualificazioni ai Mondiali 2022 in Qatar. Domani la Bulgaria a Firenze, ma l'Italia è campione d'Europa. Lo ha detto anche Mancini: «All'estero ci guardano con occhi cambiati...». E Jorginho non si nasconde: «Ora arriva il difficile, non siamo più una sorpresa. Tutti ci affronteranno in modo diverso. Ma dobbiamo restare umili, appena abbassi la guardia ti puniscono. Ora pensiamo alla Bulgaria e a vincere, quindi alla partita seguente e via così. Un passo per volta. L'umiltà è la nostra differenza. Siamo un gruppo incredibile».
Certo che restare coi piedi
zavorrati al terreno non è impresa semplice se di mezzo c'è un Pallone d'Oro: «Io vivo il momento, manca qualche mese per il voto. Ora me lo godo. Poi vedremo».È la pazza estate del signor Jorginho che in testa ha un tesoro.
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