Torino - Lo sanno tutti: un pareggio andrebbe bene a entrambe. Alla Juventus che sarebbe certa di passare il turno, all'Atletico Madrid che chiuderebbe in testa il girone. Siccome però per diventare grandi non ci si può accontentare del minimo, ecco che la Signora alza il tiro: «Ci giochiamo tutto - ha detto ieri Allegri -. Gli ottavi rappresentano il nostro primo traguardo stagionale, l'obiettivo numero uno: cercheremo di vincere con due gol di scarto, ma non sarà semplice. Mi aspetto una bella sfida sotto l'aspetto tecnico e dell'intensità». Due gol di scarto significherebbero Juve prima nel girone e, soprattutto, Juve che negli ottavi di finale eviterebbe le altre prime classificate: mica poco, visti i calibri che si aggirano per l'Europa.
Dipenderà comunque da come andrà il match: andare allo sbaraglio non sarebbe furbo né intelligente («All'andata, a Madrid, ci punirono proprio così»), chiudersi ad aspettare i Colchoneros nemmeno e quindi bisognerà usare il cervello. Anche perché, se non lo si facesse, lo spettro della beffa potrebbe pure concretizzarsi: «Il rischio di una caduta in Europa League non lo prendo neppure in considerazione», ha toccato ferro Allegri. Il quale, mesi fa, promise di «riportare la Juve nel G8 del calcio europeo» e certo non può pensare a null'altro se non a evitare la classica buccia di banana: è vero che potrebbe bastare anche una sconfitta con l'Atletico Madrid se l'Olympiacos non vincesse in casa con il Malmoe (ancora in corsa per l'Europa League), però davvero non è il caso di mettersi a fare troppi calcoli per chi in cuor suo pensa di valere già i piani più nobili del calcio continentale. «Ho la consapevolezza di avere una squadra valida, come dimostrano le prime cinque partite del girone: abbiamo perso immeritatamente ad Atene e a Madrid, dove siamo stati dei polli. La differenza tra noi e loro? Siamo due ottime squadre, non invidio niente a nessuno. L'Atletico ha conquistato la Liga e perso una finale di Champions quasi vinta, motivo per cui Simeone merita il Pallone d'Oro degli allenatori così come lo meriterebbero Ancelotti e il ct della Nazionale tedesca Low: la Juve ha fatto grandi cose in Italia e vuole rientrare tra le grandi d'Europa».
La chiave è proprio il verbo «rientrare», che racchiude in sé anche quel senso di mezza angoscia di chi ha preso troppe sberle fuori dai confini: «Siamo pronti, questa è la partita più importante dell'anno - è il parere di Marchisio -. Dobbiamo giocare per vincere, come sempre. E' vero che con il 2-0 otterremmo il primo posto, ma bisognerà vedere come si metterà la partita anche perché loro arrivano da undici risultati utili consecutivi».
Viva la sincerità, ecco. Dopo di che, si cercherà l'impresa: con Padoin preferito al deludente Evra sulla corsia mancina della difesa a quattro, con Vidal trequartista e in attacco il ballottaggio Llorente-Morata per affiancare il pluri-neotatuato Tevez.
«Credo ci sarà spazio per tutti e due», ha chiosato Allegri in versione andreottiana puntualizzando che il Re Leone «ha segnato un gol pesante in Europa (a Malmoe, ndr) mentre Morata, che a Madrid consideravano ancora un ragazzino, ha giocato bene in Grecia». Favorito il primo, insomma. Nota non troppo a margine: rispetto all'andata la Juve avrà Pirlo, non proprio l'ultimo degli ultimi.
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