Armani vestita di ghiaccio fra chiese e minareti del Tataristan. Sul campo di Kazan la Milano dei reziari gloriosi conosce la seconda sconfitta di eurolega, ma questa farà più male rispetto alla caduta in Baviera. Perasovic ha avuto dal suo banchiere e dal manager Claudio Coldebella una bella squadra davvero, Messina ieri si è accorto che gli manca davvero qualche pezzo importante oltre a Delaney, perché la stangata (97-71) farà male, così come la differenza a rimbalzo 34-14, recuperandone uno soltanto sotto il canestro avversario.
Poteva capitare un giro a vuoto, ma questa è una scoperta dei difetti che farà male ad una difesa impotente davanti ai fucilieri statunitensi dell'allenatore croato (48% da 3), una partita da buttare e cancellare subito dalla mente perché a parte il grande scarto, ci sono altre cose negative da registrare, le mani gelate, l'incapacità di essere pericolosi in altro modo, primo tiro libero assegnato a 8'10 dalla fine. Una circolazione di palla che sembrava più che altro uno scarico di responsabilità. Tutto il contrario del Kazan, dove i russi che la Nazionale troverà il 26 novembre sono stati quasi tutti a guardare. La festa era per altri, cominciando dal John Brown che Roma, Treviso e Brindisi non avevano forse mai visto così e non soltanto per i 19 punti, nel pomeriggio speciale del piccolo gigante del Mississipi Isaia Canaan, 22 punti, nella partita della redenzione per il Majo cacciato dalla NBA, girovago fra Portorico e Cina e ora rimesso in piedi proprio da Perasovic a cui ha regalato 20 punti. Notte buona anche per Spissu, il ragazzo sardo che sta cercando nuovi orizzonti e ieri è stato bravo davvero.
Per l'Armani notte senza cena, e senza sorrisi, pensando al lungo viaggio per raggiungere San Pietroburgo dove domani troverà lo Zenit che battendo Berlino si è portata 2 punti soltanto dalla Milano raggiunta dal Real Madrid al primo posto.
Resettare subito tutto, ricordando come si sta dalla parte giusta della luna come ad Istanbul, ma certe debolezze nell'organico, mascherate bene dal cuore di una squadra che si esaltava nascondendo quello che le mancava, ora si vedono bene. Hines e Melli, da soli, non possono resistere al centro quando arrivano sparvieri tipo il 2.
13 nigeriano Jekiri, con esterni che per proteggerli hanno lasciato liberi i cannonieri da tre, costretti sempre a rincorrere la transizione del Kazan che andava a velocità doppia sfruttando i rimbalzi sul misero 29% da tre di un'Armani che non riusciva a liberarsi quasi mai per tiri decenti, quasi impaurita. Domani la riprova e speriamo non sia un'altra Beresina nella vecchia capitale imperiale prima di tornare a casa per affrontare domenica Treviso.
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