Uruguay, l'attacco celeste da Maracanazo

Pistolero-Matador, ma tanti guai. Schiaffino e Ghiggia per ora lontani: Suarez giù, Cavani intristito dal Psg

Edinson Cavani, stella dell'Uruguay
Edinson Cavani, stella dell'Uruguay

Nella Ville Lumiere ha vissuto una stagione agrodolce: da una parte un ingaggio raddoppiato e il primo titolo in carriera con il Psg; dall'altra un'eclissi parziale, complice anche un infortunio e una posizione in campo più lontana dalla porta, con la sua luce oscurata dal «monumento» Ibrahimovic. Edinson Cavani, il Matador di Palermo e Napoli dove era abituato a essere il protagonista assoluto, ha trovato a Parigi la scomoda ombra dello svedese. Così nonostante il bottino di 16 gol in 28 gare di Ligue 1 e un totale stagionale di 25 reti, l'uruguaiano «atleta di Cristo» si è intristite ha cominciato a pensare a sognare il Brasile dove la sua nazionale 64 anni compì l'impresa del «Maracanazo».
Sbarcato a Palermo a 20 anni, Cavani cominciò ad attestarsi a una media di 15 gol a campionato. Il Napoli lo acquistò per 17 milioni dopo il mondiale in Sudafrica, ma quella successiva la stagione dell'esplosione del Matador, 34 gol diventati addirittura 42 l'anno dopo fra campionato e coppe. «Porterò sempre Napoli nel cuore, sono stati tre anni indimenticabili, ma cambiare fa parte della vita», disse imbarcandosi per Parigi, ma i suoi ex tifosi non la presero bene.
E quelli francesi lo attendevano al varco: 64 i milioni sborsati dalla proprietà qatariota per strapparlo a De Laurentiis, scarsa fama a differenza di Ibra. Cavani, che nel frattempo si era anche separato dalla moglie, li ha delusi, in particolare nel ritorno dei quarti di Champions a Londra contro il Chelsea quando lo svedese era infortunato.

Ora il Matador vuole ritrovare il sorriso in Nazionale, dove giocherà in coppia con l'altro «enfant terrible» uruguaiano, Luis Suarez (alle prese con problemi fisici). Un duo di 27enni al top del suo enorme potenziale. Cavani, 6 presenze e un gol al Mondiale sudafricano dove la Celeste finì quarta, vuole fare la differenza, riprendersi il ruolo da protagonista insieme a «El Pistolero», sulla scia della coppia Schiaffino-Ghiggia che rifilò due schiaffoni storici al Brasile. Intanto ha scaldato i motori con un gol alla Slovenia nell'ultimo test premondiale.

Quest'Uruguay, con tanta Italia tra giocatori attuali ed ex indimenticati, avrà mire contenute ma non va sottovalutato: attacco esplosivo, difesa con elementi bravi ma ogni tanto un po' svagati, poca qualità in mezzo al campo.

E in un girone con tre squadre campioni del mondo, anche l'esperienza del «Maestro» Tabarez (ex di Milan e Cagliari negli anni Novanta e al terzo Mondiale dopo il 1990 e il 2010) conterà molto. Con lui la Celeste ha vinto la Coppa America 2011 ed è arrivata quarta nella Confederations Cup di un anno fa. A lui il compito di mascherare le debolezze ed esaltare i suoi bomber.

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