«Domani deve essere una Lazio produttiva, dobbiamo essere più stretti, con ottimismo e compattezza, entrare in campo e vincere. La scossa? È difficile dare una scossa definitiva a questo ambiente. Qui non è da ieri che l'ambiente è così alternante». È il grido di battaglia di Vladimir Petkovic, alla vigilia di Lazio-Livorno di domani.
Una gara che potrebbe segnare, in caso di mancata vittoria, anche la fine dell'avventura laziale del bosniaco. A domanda precisa, Petkovic non si scompone: «Se domani potrebbe essere la mia ultima partita alla Lazio? Potrebbe essere».
«Io vivo il calcio da dieci anni come allenatore, sono pronto ad accettare, come oggi, che sia anche il mio ultimo giorno. Se Lotito mi proponesse un rinnovo? Sono ipotesi, il se e il ma non esiste, per me c'è solo la concretezza e il vivere alla giornata. Poi si vedrà», dice con un inconsueto sorriso, a differenza di altre giornate in cui lo si era visto scuro in volto.
«Quanto vale la gara di domani? Vale sempre tre punti - ha detto Petkovic - quelli che vogliamo a tutti i costi prendere. Per una volta dobbiamo anche realizzare gol e punti, essere più concreti e cinici. Contro squadre come il Livorno, un'ottima squadra e messa bene in campo, abbiamo visto come ultimamente ha giocato bene e difeso bene. Noi non abbiamo niente da vincere, abbiamo tutto da perdere. Al contrario del Livorno...».
Vista la classifica (dodicesimo posto a -4 dalla zona retrocessione), magari servirà cambiare anche mentalità e calarsi nei panni della squadra operaia: «In momenti negativi come questo si deve cercare di ritrovare quel gioco che la Lazio ha avuto ed espresso anche quest'anno in certi momenti. Corsa, unità e mentalità di gruppo, dominare e se possibile vincere. La mentalità? Non deve cambiare ma sicuramente deve essere più operaia».
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