
Il quarto derby della stagione fin qui disastrosa del Milan suggerisce una serie di riflessioni dedicate al gruppo dirigente (mercoledì sera, dopo partita, Ibra e Furlani sono rimasti in ufficio a parlare fitto fitto e amabilmente; ndr) di oggi (Conceiçao compreso) e a quello di domani (chiunque siano ds e allenatore prescelti). Il Milan lo lascia da imbattuto (fin qui 2 successi e 2 pareggi, inseguito in entrambi i casi) e con la possibilità teorica di guadagnare la finale tra tre settimane in occasione del ritorno con una notarella circolata sui social («speriamo che l'Inter sia in corsa per le altre due competizioni...») tra i tifosi. La prima lezione riguarda proprio le scelte più discusse del tecnico portoghese: rinunciare a Leao pensando che entrando dalla panchina possa influire maggiormente è una pessima idea, la maturità di Rafa in questi mesi è stata impressionante, mai un gesto di stizza, mai una prova di disimpegno, fino alla fine è rimasto dentro la partita così da sfiorare il possibile 2 a 1. Al pari di Leao, complice l'imprevisto di Loftus Cheek, si è forse capito già a Napoli che il centrocampo del Milan non può rinunciare a uno come Fofana: ha stravinto una serie di duelli fisici e tecnici con Frattesi oltre a provocare quel rimpallo trasformato in assist per il gol di Abraham.
La seconda lezione è dettata dalla strategia tattica adottata nel primo tempo: finalmente si è visto un gruppo compatto, insensibile al palleggio dell'Inter, ordinato e posizionato in modo da evitare grandi rischi alle spalle, tranne nel finale di tempo (Thuram per Frattesi di testa) rimediato da Maignan, protagonista nella seconda frazione di almeno due prodezze. Ecco il terzo spunto del derby: immaginare di rinunciare al portiere francese, capitano rossonero, lasciandolo partire oppure non provvedendo al rinnovo contrattuale, è una responsabilità che solo i prossimi vertici dell'area tecnica possono e devono assumere. Altro argomento d'attualità Santiago Gimenez, l'acquisto top del mercato di gennaio. Giudicarlo solo dagli spezzoni durante i quali è stato utilizzato è fuori luogo. È arrivato dal Feyenoord con qualche acciacco, un ritardo nel fare gol e da ultimo il rigore sbagliato a Napoli gli hanno incrinato l'auto-stima.
Forse è il caso di recuperarlo davvero, non solo a parole anche perché nel frattempo Abraham è in prestito. È un centravanti d'area di rigore, alla Giroud per capirsi, se gli chiedi di tornare a ricucire il gioco non è il suo mestiere. Va sfruttato per quelle caratteristiche.
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