Altro che rinnovamento. Ma quale rivoluzione. Ancora una volta il calcio italiano si conferma statico, incartato su se stesso tra divisioni, litigi e individualismi. Lontanissimo da accordi e volontà comuni, alla faccia delle promesse e degli slogan dopo il dramma sportivo dell'addio ai Mondiali di Russia. Se l'Italia guarderà la prossima kermesse iridata dalla televisione non è soltanto un fatto sportivo ma anche politico-gestionale. Un disastro, su tutta la linea. Tanto che una lega calcio, ancora priva di presidente e amministratore delegato, ha palesato tutte le sue difficoltà nel presentare un nome da candidare alla guida della Figc e dopo una giornata di consultazioni che nemmeno per eleggere il Papa o il capo dello Stato alla fine, il nome che sembra essere più quello più forte, un po' a sorpresa, è quello di Claudio Lotito.
Già, proprio il presidente della Lazio, deus ex machina del doppio mandato di Tavecchio. Lotito potrebbe (e vorrebbe) scendere in campo in prima persona sfruttando le divisioni e la mancanza di intesa, superando così le candidature del presidente dell'associazione calciatori Damiano Tommasi, ritenuto pericoloso per il suo ruolo di rottura, del numero uno della Lega pro Gabriele Gravina, ma soprattutto del presidente della Lega nazionale dilettanti Cosimo Sibilia. È propio lui il personaggio chiave, da cui Lotito erediterebbe il peso maggiore in Figc di cui dispongono i dilettanti. Quel 34% che si porta in dote e che permetterebbe al presidente della Lazio di presentarsi come uomo forte anche con sola mezza serie A al suo fianco. A Lotito servono infatti 11 firme per potersi ufficialmente candidare e, anche se la spaccatura è evidente con le grandi storiche sulle barricate, rumors da via Rosellini danno il presidente della Lazio sicuro di ottenere il pacchetto necessario anche se i numeri sono alquanto ballerini. Lui intanto si muove in silenzio. Non ha presentato la propria candidatura ma sta muovendo le sue pedine per riuscire ad ottenere il risultato, lasciando che siano gli altri ad esporsi.
Il tempo stringe. Il termine per le candidature scade domani e al momento i nomi in ballo sono quelli di Sibilia, Gravina e Tommasi. Sibilia, presidente dei dilettanti, è stato il primo a presentarsi davanti alla commissione composta dal commissario Carlo Tavecchio, il presidente del Torino Urbano Cairo, lo stesso Lotito, l'ad del Milan Marco Fassone, e quello della Juventus Beppe Marotta che hanno incontrato tutte le componente federali, dai vertici delle leghe ai calciatori agli arbitri. Poi è stato il turno di Gravina e Tommasi, tutti e tre convinti di poter correre con successo forti di idee e programmi. Ma è tutto in bilico. Perché la candidatura di Lotito spariglia tutte le carte in tavola e rischia di far saltare il banco.
Che poi venga eletto è ancora da vedere e resta ancora lo spettro del commissariamento. Ma la sola idea, peraltro concreta, di una sua candidatura che emerge dal marasma e dal caos, fa capire quanto il rinnovamento nel calcio resti soltanto una chimera.
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