E adesso quale modello bisogna adottare? E quale Ct può passare alla storia del mondiale 2014 come il vero generale? Gli elogi, sperticati, alla Germania travolgente, ammirata e giudicata già con la coppa tra le mani prima ancora di cominciare, si sono fermati dinanzi all'ingresso del Maracanà. Perché è spuntata fuori, a sorpresa per tanti, scontata per pochissimi, l'Argentina a miracolo mostrare. E cioè a sfiorare ripetutamente il meritato vantaggio con Messi e Higuain, con Higuain e Messi fino a collezionare un numero industriale di occasioni da cui ha ricavato un fatturato modestissimo, zero praticamente. E allora? La lode riservata agli schemi ideati e applicati da Loew, alla fine campione del mondo, si è però via via trasformata in un sottile distinguo, in qualche critica sofisticata sulla posizione di Muller defilato a destra per favorire gli agguati centrali di Klose, mai messo in azione, mai favorito dagli inserimenti dei centrocampisti, mai liberato in una di quelle mischie feroci che semmai hanno esaltato la fisicità del portiere Romero.
Perciò la finale di Rio ha sì esaltato i vincitori tedeschi ma anche lucidato l'onore e la credibilità di Aljandro Sabella che tutti hanno considerato più un funzionario alle dipendenze di Messi invece che una sapiente guida. Istruito, in passato, dal sodalizio con Daniel Passerella che pure ha dato una interpretazione sanguigna del proprio mestiere, da calciatore e capitano della Seleccion, e poi da allenatore. A un certo punto, visti i suoi perdere la tramontana con l'arbitro Rizzoli per questioni di lana caprina, un calcio d'angolo piuttosto che un fallo invertito, è intervenuto pacato e misurato a consigliare la calma dei forti, decisiva nelle sfide che contano così tanto.
Perciò alla fine, tra errori di mira inattesi e in qualche caso inaccettabili, un palo centrato dai tedeschi e quel gol di Higuain annullato per vistoso fuorigioco, i due modelli provenienti da Germania e Argentina continueranno comunque a dividere e a provocare dibattito. Perché sarà possibile imitare gli schemi di Loew campione del mondo e quel suo 4-3-3 che ha seminato lungo il Brasile consensi e gol, spettacolari avanzate e qualche chiusura difensiva problematica, coltivando l'idea che il calcio moderno è fatto così. Con le scuole dei settori giovanili, con un calcio sano dal punto di vista economico, e con una nazionale costruita con pazienza anno dopo anno, ripartendo dalla sconfitta che è stata sempre il punto di partenza dei tedeschi. Eppure nessuno dimenticherà che l'Argentina è comunque riuscita nell'impresa titanica di rendere davvero dura la vita ai tedeschi, portandoli fino ai supplementari. È vero: per replicare il modello ci sarà bisogno di identificare in giro per il mondo un altro sceriffo come Mascherano, capace di trasformare la difesa dell'Albiceleste in un fortino. E poi di tenere in vita un sistema di gioco che da molti viene considerato superato, antico, poco adatto allo spettacolo e alle esigenze del pubblico, perché concentrato su una organizzazione difensiva molto attenta per liberare il lancio verso Messi o Lavezzi, i due incaricati di partire palla al piede tra i birilli bianchi.
Nessuno, alla fine, nonostante la vittoria tedesca, potrà stabilire il successo indiscutibile di una formula tattica. Non esistono le magie a tavolino, esistono i fuoriclasse che trasformano i disegni tattici di capaci condottieri in gloria oppure in disfatta. La distanza tra l'una e l'altra è questione di centimetri, mai di metri.
Come ai tempi belli del calcio italiano quando Trap e Sacchi, uno italianista convinto, l'altro rivoluzionario e profeta della zona, si affrontarono sulle sponde calcistiche di Milano dividendo la critica in due fazioni, in due partiti.
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