L'Italia di Belotti fermata solo dal palo

Nell'amichevole contro la Germania pesa l'assenza di Verratti. Il Gallo sfiora il colpo. Vergogna a San Siro: fischi all'inno tedesco

L'Italia di Belotti fermata solo dal palo

Milano - L'Italia chiude il 2016 senza battere la Germania. Ma crescono i giovani azzurri. Non finisce come contro la Francia con una sconfitta rovinosa, stavolta è un pareggio senza reti che dà coraggio al progetto. Giampiero Ventura voleva evitare "batoste" che avrebbero insinuato dubbi. Missione compiuta anche se di fronte c'erano dei panzer anche loro in versione baby. Comunque Belotti è sempre più al centro del progetto, dove non deve mancare Verratti, se c'era bisogno ieri sera la conferma. E magari aggiungere il talento folle di Balotelli. La difesa tiene, l'attacco crea e lo zero a zero evita altri processi, permette di lavorare in tranquillità progettando Spagna-Italia, la Partita del 2017 da vincere, a prescindere da campionato italiano anticipato o meno.

Finisce pari come all'Europeo, dove la differenza la fecero solo i rigori. È sempre Italia-Germania, anche se è un'amichevole e l'ultima a marzo finì con un pesante 4-1 per gli azzurri. E per l'occasione si scomodano la Super Luna e Super Mario. Il satellite si affaccia proprio sopra il tetto di San Siro e si mostra così grande come non capitava da 68 anni, mentre il ritorno a Milano di Mario Balotelli riporta all'ultimo grande ricordo azzurro contro i panzer. Europeo 2012, semifinale, doppietta e muscoli di Balo esibiti in faccia allo spread e al rigore di Angela Merkel. Da allora l'Italia non ha più vinto, anzi la scorsa estate sempre all'Europeo è stata eliminata ai rigori per mano dei campioni del mondo. Sarà quello, sarà la rigidità economica imposta dai tedeschi, sarà la centenaria calcistica rivalità iniziata proprio a Milano con la prima sfida nel 1923, comunque San Siro mostra il meglio ma anche il peggio. Perché i fischi all'inno della rivale regalano un altro capitolo. Nulla può stavolta Buffon, mentre gli applausi di parte del Meazza sono timidi e non coprono la vergogna. Müller e Low di fischi ne hanno anche una razione personalizzata alla lettura delle formazioni, eco della polemica dopo la sfida con San Marino. Comunque i tedeschi quando scendono in campo quasi mai portano i calzini bianchi sopra i sandali, come gli hanno ricordato i sammarinesi.

Anche nella versione camuffata di ieri, con soli tre campioni del mondo in campo, Müller, Howedes e Hummels, gli unici titolari (più Kimmich) anche il 2 luglio scorso a Bordeaux. Quattro reduci anche per l'Italia: Bonucci, Parolo, Eder e Buffon che raggiunge Casillas al quinto posto nella classifica delle presenze in nazionale con 167 gettoni. Ventura rispetto a Conte ripropone la difesa a tre, dopo la parentesi del 4-2-4 contro il Liechtenstein, e non rinuncia alla coppia Immobile-Belotti. Pensa al derby con un rossonero, Romagnoli, è un nerazzurro titolari, appunto Eder. Il difensore di Montella esce all'intervallo, forse anche per quell'inguine toccato a lungo in avvio, Eder dopo un'ora per non fare torti a nessuno. Parte forte il tandem azzurro, un'occasione a testa, il laziale la sua la spreca malamente. Germania che resta più quadrata, mentre all'Italia manca il cervello, manca Verratti. Buffon sbroglia un paio di pericoli. E mentre San Siro trema a chi «non salta è un tedesco» l'Italia cresce nella ripresa quando c'è lavoro per la sperimentazione della Var: niente rigore per l'Italia su Belotti, mentre per il gol annullato a Volland per fuorigioco alla Germania basta il guardalinee. Immobile e Belotti continuano a sprintare e sempre una loro combinazione mette sui piedi di Bernardeschi l'occasione migliore, ma il viola la deposita tra le braccia di Leno. Poi Belotti esaltato anche da Balotelli colpisce un palo clamoroso. Finisce senza gol e dietro la buona notizia è la prestazione di Rugani.

Nel finale spazio e fischi anche per Zaza, quel rigore tirato e sbagliato goffamente è un incubo. Ventura chiude così il suo primo ciclo di sei partite da ct con tre vittorie due pareggi e una sconfitta. «Bilancio non perfetto, ma buono» usando le sue parole della vigilia. Cresce l'Italia giovane.

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