L'Italia che piace stavolta non piace

Buffon salva la squadra, rosso un po' severo a Balotelli. Prandelli: "Punto sofferto, è mancata la brillantezza"

L'Italia che piace stavolta non piace

Applausi per Gigi Buffon, insuperabile come la pubblicità del tonno. Cicchetto inevitabile per Mario Balotelli, che si fa mettere dietro la lavagna nella fase più calda e complicata della serata. L'Italia di Prandelli guadagna un punto d'oro al cospetto di un avversario non certo irresistibile. La qualificazione al mondiale di Brasile 2014 è ancora lontana ma quel risultato, sulla carta considerato in minimo sindacale, è da considerare al pari di una piccola impresa. Non per il gioco espresso. Anzi in assenza di tiri in porta (appena due, dal limite, firmati da Montolivo) e di trame da segnalare, il merito è da ascrivere al portierone della Juve in parte e alla tenuta della squadra, quando resta in dieci.

Allora stringere i denti e serrare le fila diventa il merito essenziale. «Volevo sostituire Balotelli, non ne ho avuto il tempo» è la candida ammissione del ct Prandelli che prende di petto la seconda questione aperta con l'espulsione di Mario: deve calmare i bollenti spiriti se vuole calcare certi palcoscenici. Allora il modesto 0-0 di ieri sera a Praga finisce col luccicare, in riconoscimento di una precaria salute fisica e della performance collettiva. Se il migliore della ciurma azzurra è Buffon, seguito nella scia da Montolivo, allora è segno che quel pareggio è da considerare un punto guadagnato. E il resto alla prossima occasione. E cioè alla Confederations cup.

Rimettere la spina, in una squadra di calcio giunta alla fine di una stagione stressante, non è facile e nemmeno garantito. Così capita alla Nazionale di Prandelli: ha il passo lento e macchinoso di un gruppo in pieno periodo di preparazione, il gioco perciò diventa scontato e impreciso, specie nei triangoli mentre alcune scelte e talune posizioni previste dal Ct si prestano a più di una censura. Cominciamo subito dagli errori commessi. Per esempio De Rossi, body guard di Pirlo nei primi 20 minuti, è un lusso che il centrocampo non può permettersi nonostante il ripiegamento generoso di Montolivo. Spiegazione elementare: Marchisio, reduce pure lui da qualche acciacco, offre un contributo molto ridotto. La conseguenza è una sola: modesta esibizione degli azzurri con qualche sofferenza di troppo in difesa dove soltanto l'abilità consacrata di Buffon può evitare ai suoi un esemplare castigo.

Tre volte, tra primo e secondo tempo, il portierone della Juve e capitano dell'Italia, deve provvedere da solo a chiudere, col corpo o con un volo prodigioso per tarpare le ali alla Repubblica Ceca che riesce ad armare Kozak oppure Jiracek. Di quest'ultimo il palo esterno che nel finale salva l'Italia da un naufragio poco dignitoso. Altro inconveniente registrato in attacco dove la coppia milanista Balotelli-El Shaarawy non ha molto senso se si chiede ai due di giocare vicini, occupando i valichi centrali. E infatti, ad avvio di ripresa, la prima mossa di Prandelli è quella di lasciar fuori il Faraone e presentare Giovinco per interpretare meglio il ruolo di seconda punta.

Eppure il pasticcio più grave è quello combinato da Mario Balotelli a metà della seconda frazione. Quando Mario non è in serata, quando non gli riesce nemmeno un dribbling, e non può neanche tirare una punizione (Pirlo gliene porta via l'unica del primo tempo) i nervi possono giocargli un brutto scherzo.

E infatti, poiché non gode nemmeno di una buona fama a livello internazionale, gli accade di prendersi un secondo giallo eccessivo e di finire, tra scene degne di un saloon del far west (pugni e calci alle suppellettili prima di entrare nello spogliatoio). Balotelli condanna i suoi a giocare gli ultimi 18-20 minuti in inferiorità numerica, moltiplicando gli affanni difensivi e i rischi conclamati con il palo scheggiato da Jiracek.

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