L'Italia sempre più squadra cerca un ct alla Bearzot

Allenatore o selezionatore? Tavecchio punta sul "federale" Di Biagio ma gli azzurri vogliono un altro Conte. Ci vorrebbe un nuovo Enzo

Antonio Conte, ct della Nazionale Italiana di calcio
Antonio Conte, ct della Nazionale Italiana di calcio

Che Conte sia un allenatore, non un selezionatore, è un assioma. E in questa veste piace agli azzurri, protagonisti d'una splendida partita con la Spagna. «Siamo una squadra, non una selezione. E lavoriamo tanto per far paura a tutti nell'Europeo. Peccato che il ct lasci», questo il pensiero di Pellè, emigrato al Southampton dopo aver fatto benissimo in Olanda. Già che c'era, il 31enne attaccante di San Cesario s'è allargato dando un consiglio al ct: «In Premier non dovrà modificare il suo atteggiamento, lui è un vincente, dovrà solo cambiare lingua. Gli suggerisco di studiarla bene». Sulla stessa linea Zaza («Diventiamo sempre più squadra») e Giaccherini («Il mister non è proprio un selezionatore, lui ama il campo»). Figuratevi, lasciateci il retropensiero, se non fossero d'accordo quegli azzurri che giocano poco nelle rispettive squadre o che negli ultimi tempi hanno brillato a intermittenza. Tutti d'accordo o quasi. Un anno fa John Elkann, dopo l'infortunio di Marchisio, disse: «Conte è un selezionatore, non più un allenatore».Da tempo, in realtà, i nostri ct si legano a un gruppo consolidato cercando di trasferire in nazionale i dettami del lavoro svolto solitamente nei club. Sacchi, sconfitto ai rigori nella finale mondiale di Usa '94, non abdicò mai ai principi che gli permisero di fare del Milan la squadra più forte del mondo. Bearzot, di provenienza federale, rappresentò un connubio ideale fra le due figure, soprattutto nel primo ciclo del suo lavoro, quello che lo portò a sfiorare il titolo in Argentina. Allora non ci pensò due volte a inserire fra i titolari due giocatori che stavano affacciandosi al grande calcio: Cabrini, neanche titolare fisso nella Juventus, e Rossi, goleador del Vicenza. Nell'edizione successiva, vinta sulla Germania, non deviò neanche d'un centimetro dai suoi pupilli preferendo Antognoni a Beccalossi, Graziani a Pruzzo, Rossi a chiunque. A proposito di quest'ultimo. Nel gironcino iniziale Bearzot subì critiche cocenti, al limite dell'umiliazione e della diffamazione, da quei colleghi che non gli perdonavano la fiducia in Rossi, appena rientrato nella Juventus dopo la squalifica per il calcioscommesse. Sapete come finì quella storia, nel nome di Pablito. Vicini, il successore, si comportò alla stesso modo, salvo promuovere a lavori in corso Schillaci e Baggio nell'attacco di Italia '90. Prandelli, invece, s'incartò nel mondiale brasiliano cambiando uomini e moduli a piè sospinto: lo testimoniano le convocazioni contemporanee di Balotelli, Cassano e Cerci.Allora ct allenatore o selezionatore? Una sottile linea rossa divide le due figure. Ci vorrebbe un nuovo Bearzot convinto delle sue scelte, ma anche sufficientemente pragmatico da evitare scollamenti con i club. E' così dovunque. Ranieri rappresenta probabilmente la sintesi ideale.

Ma il coach del Leicester vorrà lasciare la Premier League e tornare a guidare una nazionale dopo il flop in Grecia? Capello, che non ha fatto sfracelli con Inghilterra e Russia, ha respinto le lusinghe, almeno a parole. Il Donadoni bis è improbabile. E allora si fa largo l'idea che Di Biagio passi dalla Under 21 alla nazionale maggiore seguendo lo stesso percorso di Bearzot, Vicini e Maldini.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica