È qualcosa di più di un sogno. Un modo per far capire che certe storie come quella di sbatterci fuori dal Sei Nazioni sono eccessive. A Twickenham l'Inghilterra passa ma se la deve sudare. Finisce 36 a 15. Ci sono le sei mete inglesi ma c'è anche la piccola Italia di Conor O'Shea. Alza la testa la truppa azzurra: davanti alla corazzata inglese gioca a viso scoperto. Mostra la bella copia della squadra naufragata contro Galles e Inghilterra. La seconda potenza del rugby mondiale ha gli ingranaggi bloccati e finisce per cadere nella trappola. Grande attenzione difensiva, Favaro caricato a mille per tagliare sul nascere ogni iniziativa inglese.
Poche cose ma fatte bene, a cominciare dalla fase di conquista per arrivare a complicare la vita ai padroni di casa fin sui raggruppamenti. Nathan Hughes è il fantasma di sé stesso con gli inglesi che non riescono a dare efficacia alla manovra lasciando gli azzurri in corsa. Allan sbaglia due occasioni dalla piazzola, roba che pesa quando giochi nel tempio. Fa lo stesso anche Farrell (4 su 8) ieri in giornata no. L'Inghilterra così deve affidarsi alle vecchie maniere: il più classico carrettino che porta Cole oltre la linea. L'Italia ha il merito di restare unita e passa sull'ultima azione del primo tempo con il palo colpito da Allan che si trasforma nel più perfetto assist per Giovanbattista Venditti.
Italia avanti e Inghilterra che nella ripresa accelera. Due mete in tre minuti con Danny Care e poi con Jonny May. In altri tempi l'uno-due ci avrebbe messo al tappeto. Stavolta no perché la meta di Campagnaro ci rimette in scia. L'italiano di Exeter prima asfalta Ford, poi Brown e deposita l'ovale per una meta che, oltre gli 81mila di Twickenham, per ora azzittisce anche il club italscettico. Poco conta se il finale è tutto di marca inglese. Le due mete di Jack Nowell e quella di Te'o che regalano i 5 punti ai bianchi e confermano una differenza di valori che sulla carta resta intatta. Da Twickenham però esce un'Italia diversa, più credibile. Non è solo una questione di piano di gioco.
A ricordarlo è lo stesso O'Shea, felice per il modo con cui i suoi ragazzi hanno affrontato la gara. Non c'è stata un'altra valanga di mete sul groppone azzurro. Il modo migliore per lanciare un segnale a chi vuole l'Italia fuori dal torneo. La Georgia sarebbe stata capace di fare altrettanto?
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