Roma. Da mago a supereroe. Luis Alberto, il match winner di Lazio-Sampdoria, si trasforma in Spider Man quando deve mantenere una promessa. «Mio figlio mi aveva chiesto di fare il gesto dell'Uomo Ragno se avessi segnato...», racconterà lo spagnolo. Uomo in più della squadra di Simone Inzaghi, se è vero che sta facendo gol a una media superiore rispetto alla passata stagione: la rete alla Samp è la settima in 20 gare giocate, nel torneo precedente 6 in 36 partite.
Prezioso l'assist di Milinkovic-Savic, un gioiello il gol di Luis Alberto - per la 19ª gara di fila i biancocelesti hanno una rete all'attivo, non accadeva dal 1993 -. Un gol che la Lazio dovrà difendere con le unghie e con i denti soprattutto nella ripresa quando, uscito il mago spagnolo, la luce si spegne e la Sampdoria si getta in attacco alla ricerca del pari, collezionando però solo una trentina di cross e nessun tiro pericoloso.
«Dovevamo chiudere la gara prima», dirà Inzaghi alla fine. Per una notte si ritrova a braccetto con la Roma al terzo posto e davanti a Juve, Atalanta e Napoli. Dunque, il tecnico guarda alla sostanza (i tre punti pesanti nella corsa per un piazzamento Champions) che non ai dettagli. E dopo un tempo di buon calcio e qualche occasione sprecata (bravo Audero in un paio di circostanze), inizia a pensare anche alla sfida europea con il Bayern di dopodomani, cambiando molti dei titolari. Inevitabilmente, la qualità della squadra si abbassa. «Ma non dimentichiamo che queste riserve sono quelle che ci hanno permesso di passare il turno in Champions, cosa non scontata, e di essere in buona posizione in campionato», la difesa di Inzaghi. Che ora vuole godersi la notte di gala conquistata con merito, anche se avrebbe preferito evitare i campioni d'Europa e del mondo.
La Samp esce sconfitta ma
restano due episodi dubbi in area laziale: un tocco di mano di Milinkovic e un contrasto Musacchio-Quagliarella, evidentemente giudicati non irregolari dal Var. «Usciamo a testa alta e il rigore non c'era», così Ranieri.
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