Sei punti in meno dello scorso anno e con un piede e mezzo fuori dalla Champions League: il momento dell'Inter è molto delicato. Conte recupera formalmente Lukaku, aggregandolo alla squadra che oggi pomeriggio (ore 15) affronta l'Atalanta, ma non può ovviamente schierarlo dall'inizio. Entrerà nel finale, se Martinez e Sanchez e tutti gli altri non saranno ancora riusciti ad avere ragione di un avversario altrettanto ferito, sotto le linee delle aspettative in Italia (2 sconfitte in 6 partite) e reduce dall'eurobambola col Liverpool. È l'ultima di 7 partite in 3 settimane e prima della sosta (l'Inter ne ha vinta una soltanto): chi perde, passa 15 giorni molto difficili; il pareggio, a occhio sarebbe danno più che cura per entrambe le squadre.
«Non guardo la classifica, né mi preoccupo: stiamo seguendo un percorso, se faremo bene, la classifica migliorerà da sé», filosofeggia Conte, sempre nella stagionale versione zen. Solo un cenno al Covid, che tanti guai ha provocato anche all'Inter: «La situazione non è semplice da gestire, non sai mai chi puoi allenare e chi puoi far giocare. Stavolta siamo tutti più colpiti: calciatori, famiglie, mogli, bambini. È naturale che la preoccupazione sia alta».
L'ultima volta a Bergamo, che poi era anche l'ultima volta dello scorso campionato (era il 1° di agosto) c'è stata forse l'Inter più bella dopo la ripartenza, quella su cui poggiavano le rosee previsioni estive per la nuova stagione. Riprendere da quel 2-0, sommando gli acquisti estivi, l'anno di esperienza supplementare, la confidenza di Conte con l'ambiente, era cosa non solo naturale, ma anche obbligatoria. E invece finora le cose sono andate diversamente. L'auspicio nerazzurro è che come l'anno scorso, la settima giornata possa essere quella della svolta. Negativa un anno fa, positiva adesso. Allora, il settimo avversario fu la Juventus, che passeggiò a San Siro, prendendo la testa della classifica. Stavolta, battere l'Atalanta potrebbe valere un colpo di spugna ai dubbi che si stanno stratificando sul mondo nerazzurro. Certo, senza Lukaku è più difficile, ma l'assenza del totem deve valere come sprone al resto della squadra.
L'attenzione è ovviamente tutta per Lautaro Martinez, 4 gol in 9 partite, ma un rendimento troppo altalenante, mai continuo anche nel corso della stessa gara. L'assenza di Lukaku penalizza lui più degli altri: è più marcato, più menato, più stressato. Vero è che se ha i colpi, sono queste le partite giuste per mostrarli. Accanto a Martinez ci sarà Sanchez, al rientro dopo l'infortunio. Torna anche Skriniar, sì che l'Inter giocherà finalmente con 3 difensori veri. Ancora fuori Sensi, che da quell'Inter-Juventus di un anno fa, ha giocato pochissimo. «Stiamo cercando di curarlo, ma i risultati non arrivano», ammette Conte sconsolato.
Dopo la partita, tutti in viaggio per le Nazionali: altre fatiche, nuovi rischi infortuni e rischi Covid. Una settimana fa, Marotta tuonava e minacciava («rifletteremo bene cosa fare»), adesso si adegua ai regolamenti (qualificazioni mondiali) e alla volontà dei calciatori, che ovviamente in Nazionale ci vogliono andare.
Certo, giocare oggi senza Lukaku e poi vederlo partire per il Belgio (3 partite: la prima è un'amichevole e magari ristà in panchina, ma le altre 2 le gioca) pare assurdo e un'ingiustizia, ma è capitato cento volte e altre cento ricapiterà.
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