L'ultima frontiera contro il doping: Kittel alla macchina della verità

Per zittire i sospetti, il tedesco vincitore di quattro tappe al Tour ha accettato un interrogatorio con la leggendaria apparecchiatura. Lo psicologo: "È sincero, fa credere in una nuova generazione di ciclisti puliti"

L'ultima frontiera contro il doping: Kittel alla macchina della verità

Non si sa bene come definirla. Può sembrare una pittoresca curiosità, una divertente provocazione, ma forse è soprattutto una mesta deriva per tutto lo sport: il tedesco Marcel Kittel, uscito dall'ultimo Tour come il re degli sprinter con quattro tappe vinte in volata, è arrivato al punto di sottoporsi ad un interrogatorio con la macchina della verità, pur di convincere tutti della sua pulizia.

Il tipo è già molto originale di suo. Estroverso e stravagante come un po' tutti i grandi dello sprint, questo 35enne tedesco si batte da sempre per un ciclismo finalmente libero dal doping.

Ovviamente, vincendo ben quattro tappe al Tour, anch'egli è finito al centro di molte diffidenze, come peraltro lo stesso trionfatore finale, Chris Froome.
All'indomani dei suoi successi, Kittel ha cercato di gridare al mondo che i trofei erano trasparenti e cristallini, ma invano. Così, quando il quotidiano Sport Bild gli ha chiesto se avrebbe giurato la sua pulizia anche in un test con la macchina della verità, non ha esitato un solo attimo: facciamo questa cosa, ha risposto, e vediamio se riesco a zittire gli scettivi.

Alla fine dell'interrogatorio, lo psicologo Holger Leuta è rimasto piacevolmente sorpreso: "Abbiamo segnali di estrema credibilità. Kittel fa credere in una generazione di ciclisti puliti. Il rilevatore indica chiaramente che non ha mai usato doping".

Trionfo per Kittel, forse

il più importante della carriera, e temibilissimo precedente per tanti suoi colleghi, di tutti gli sport: chi potrà dire no, da oggi in poi, alla macchina della verità? E chi lo dirà, come potrà pensare di uscirne pulito?

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