Macché cerimonia il calcio d'inizio verrà dato in metro

Nella notte europea i lavoratori della metropolitana di San Paolo decideranno se riprendere lo sciopero. Se accade, sarà il caos

dal nostro inviato a Rio de Janeiro

Zero. Il count down iniziato 7 anni fa finisce oggi, alle 15.14 (sic) locali, le otto e un quarto di sera in Italia. È l'orario fissato dalla Fifa per l'inizio della cerimonia d'apertura della Coppa del Mondo, prima di Brasile-Croazia delle 17 (22), allo stadio Itaquerao di San Paolo. Eppure non c'è mai stata una vigilia più incerta e, forse, una partita della Seleçao meno sentita da un popolo di 210 milioni di persone che torna a ospitare la Coppa 64 anni dopo il dramma della sconfitta con l'Uruguay.

Il regolare svolgimento di cerimonia e partita, a 24 ore dall'evento, è in qualche modo appeso alla decisione dell'assemblea dei lavoratori del Metro di San Paolo che, nella notte europea, delibereranno, in assemblea, se riprendere o meno lo sciopero sospeso martedì. Il sindacato chiede il reintegro dei 42 dipendenti della Metro licenziati dallo Stato di San Paolo dopo che un giudice aveva dichiarato illegittima l'agitazione e corretto l'aumento salariale dell'8,7% contro quello del 12,2% che chiedevano gli scioperanti. Sta di fatto che senza la metropolitana, allo Stadio che dista 20 chilometri dal centro non si arriva. Senza contare che la metropoli sudamericana di oltre 20 milioni di abitanti rischia di tornare invivibile, con code di centinaia di chilometri sulle arterie pauliste, proprio nel giorno in cui sono attesi da 10 a 16 capi di Stato. Non è un caso che Dilma, la presidente che qui chiamano tutti per nome, alle prese con la prime mosse della sua candidatura al secondo mandato nelle elezioni di ottobre, con il pretesto dello scandalo corruzione per i mondiali del 2022 in Qatar non si è fatta vedere al congresso della Fifa che si è chiuso ieri, dove pure era attesa fin da martedì. Il crollo, nel 2013, della sua popolarità dal 48 al 34% le impone di stare alla larga da tutto ciò che può peggiorare la situazione, tanto che fino a ieri sembrava addirittura in forse la sua presenza a Itaquerao e, di conseguenza, lo stesso protocollo dell'inaugurazione rimarrà indefinito fino all'ultimo. Si sa solo che la cerimonia, con i suoi 600 ballerini, terminerà con l'esecuzione del nuovo “Waka Waka”: il tema dei Mondiali 2014, già su You Tube, che si intitola “We are one”, interpretato dalle star locali Pitbull e Claudia Leitte, con Jennifer Lopez. Ma di tutto questo ai brasiliani, soprattutto nelle megalopoli Rio e San Paolo, fino a ieri importava né punto né poco. Per un motivo essenziale: dai disordini della Confederation Cup dell'anno scorso si è capito che la Coppa giocata in casa sarebbe stata un paradosso. Non una festa attesa da 64 anni, ma un evento così carico di significati, rischi e contraddizioni da essere vissuto con distacco. Almeno fino a quando il Brasile non dovesse cominciare a vincere. Per questo la partita inaugurale di oggi promette di essere un flop, al di là di quello che apparirà. E a cominciare da uno stadio, costruito per questo evento, costato 330 milioni di euro, almeno il 30% in più del previsto, finanziato dallo Stato e che non è stato nemmeno concluso in tempo: dei 68-70mila posti previsti ne sono agibili solo 61mila. E di questi, soltanto 25mila sono i biglietti realmente venduti ai tifosi. Il resto è tutto finto.

Ma non è tutto. Non c'è solo lo sciopero, il crollo di Dilma e lo stadio incompleto. Di fronte alla stazione Carrao della linea tre del metro, per le 10 del mattino di oggi si sono dati appuntamento sei collettivi di contestatori organizzati contro la “Copa”, per marciare uniti in un percorso di 10 chilometri, destinazione Itaquerao. Hanno nomi quali “Contra Copa”, “Territorio Livre”, “Nao Vai Ter Copa” o “Partido Pirata”. Intendono fare azioni dimostrative e non violente, ed ottenere l'appoggio dei metro ferrotranvieri. Inutile aggiungere che intorno a tali iniziative, blindate dalla polizia militare in assetto di guerra, c'è il rischio di infiltrazioni ben meno pacifiche.

Completa il quadro il rischio di attentati terroristici, che quasi non fa più notizia vista la quantità di carne già sul fuoco.

È il caso di dire che, questa volta, non è proprio detto che comunque vada, sarà un successo.

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