Macché eterno secondo. Van Aert mini-cannibale

Dopo tre secondi un primo, manco fosse un piccolo cannibale che spazzola ogni cosa si trovi sulla tavola imbandita del Tour

Macché eterno secondo. Van Aert mini-cannibale

Dopo tre secondi un primo, manco fosse un piccolo cannibale che spazzola ogni cosa si trovi sulla tavola imbandita del Tour. Wout Van Aert è tipo goloso: dopo tre piazzamenti di fila, si va a prendere un primo che gusta come pochi, e lo stesso facciamo noi.

Dopo essersi fatto soffiare di sotto il naso tre tappe tre sulle strade danesi, il numero due (guarda un po'...) del ciclismo mondiale va a segno nella prima tappa francese: da Dunkerque a Calais. Fa il vuoto su uno strappetto a undici chilometri dall'arrivo, poi completa l'opera filando da solo fino al traguardo. Altro che eterno secondo! Vince in perfetta solitudine e va a rafforzare il suo primato in classifica, lanciando un chiaro messaggio ai naviganti: oggi sul pavè della Parigi-Roubaix (undici i tratti previsti da metà tappa in poi) il suo amico-rivale Van der Poel dovrà fare i conti anche con lui.

«Non volevo correre altri rischi dice la maglia gialla che adesso ha 25 su Lampaert e 32 su Pogacar e che l'altro ieri era stato ammonito per aver gettato le cartacce non nella zona adibita a questo -: la squadra ha fatto un lavoro incredibile, quando ho visto di esser rimasto solo ho tirato dritto», la semplice ricostruzione di questo ragazzo che ieri ha colto il settimo successo di tappa al Tour, mimando il volo dei gabbiani.

Se Van Aert mette in mostra un finale d'autore, degno dei grandi, alle sue spalle il connazionale Jasper Philipsen vince lo sprint di gruppo su Laporte, Kristoff e Sagan, con il nostro Mozzato sesto, ed esulta come un bomber dopo un gol.

E dire che Van Aert non è avanti a lui anni luce, ha qualche secondo di vantaggio, ma per Philipsen l'unica cosa da guardare è la linea del traguardo. Che l'abbia passato per primo qualcun altro sono per lui solo dettagli.

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