Maledizioni del Diavolo e l'aceto di Spalletti. Nemmeno Ibra salva Pioli

L'allenatore rossonero mai vincente con quello napoletano. E Milan a secco col Napoli dal 2014

Maledizioni del Diavolo e l'aceto di Spalletti. Nemmeno Ibra salva Pioli

Subito una macedonia di sapori amari. Macedonia con la maiuscola e dici Elmas, il ragazzino di Macedonia che non sarà un fenomeno, ma ha pescato il bello e i belli del Milan nel gioco delle brutte statuine. Appena iniziata la partita, altro che gelo a San Siro. Così è il Diavolo che non fa i coperchi: doveva giocarsi la sfida che lo tenesse avvinto all'Inter ed, invece, le sue colonne sono subito franate miseramente sotto i colpi di una testolina furba. Si racconterà, un giorno, che quella notte Ibra, Tonali e perfino Maignan rimasero abbagliati e un po' immobili davanti ad uno degli scugnizzi spallettiani. Anzi peggio: tutto è stato chiaro, la stella non guardava in basso, quando il gol di Kessie è stato annullato. Poteva salvare la faccia, è stato il ko della sorte. Ma qui sta il retroscena della storia: il Milan si è battuto contro un Napoli bravino, sebben non esaltante. Molto più duro scavalcare maledizione e maledizioni. Quella di Pioli che, contro il tecnico avversario, fino a ieri aveva realizzato un bel 0-8, inteso come sei vittorie dell'altro e due pari. L'ultima a Firenze fu pareggio. Non proprio un bel credere sperare, combattere. Fra l'altro il pelatone testa lucida aveva un pedigrèe, da tecnico avversario dei rossoneri, da far invidia: 10 successi e tre pareggi. Mai perso. Insomma c'erano troppe negatività per capovolgere il destino. Senza parlare delle riserve rossonere o del Diaz frullatore a vuoto. Aggiungete che il Milan non ha nemmeno ricordi così rosa contro la squadra del De Laurentiis. L'ultimo successo rossonero risaliva al 2014, in panchina Inzaghi. Sette anni son tanti per non pensare che tradizione e stellone non abbiano stretto accordo ferreo, o quasi. Perfino Gattuso si è tolto la soddisfazione contro la squadra e il club che ha amato e allenato.

Le vie del pallone sono infinite, anche se non sempre ti accompagnano per caso. Il Milan di ieri sera, per esempio, era meno credibile di altre volte: sarà per le assenze prolungate, sarà perché Ibra non può fare soltanto miracoli, sarà perché Spalletti conosce Pioli così bene da intuirne mosse e contromosse. L'aceto nella macedonia amara lo ha messo lui, il tecnico di Certaldo che ha mescolato e rimescolato squadra dimostrando di aver compreso i limiti attuali, e forse eterni, di questo Milan. Poi aggiungiamo pure che Spalletti ha trovato subito il colpo della domenica e Pioli non ha trovato il colpo di fortuna. Fortuna significa anche tirare più spesso in porta: Ibra ci ha provato, Florenzi pure, Messias si è svegliato dopo 20 minuti della ripresa, Giroud ha prodotto un colpo di testa appena entrato, gli altri sono stati a guardare.

Bene: cercate, cercavate, un protagonista in questo Milan? Eccolo, la mancanza dei tiri in porta.

O peggio i piedi storti di giocatori pagati fior di milioni. Ormai sono tante, troppe, le partite, in cui il tiro in porta è assenteista. Si dice che i rossoneri siano al 5° posto nella classifica che regge la statistica (il Napoli è 3°). Che dire? E' proprio inverno.

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