Il manovale e il radiologo. Che fine hanno fatto le prime vittime di Nadal

Puerta positivo e poi lavori precari, Burgsmuller lavora in ospedale. Reggono Federer e Gasquet

Il manovale e il radiologo. Che fine hanno fatto le prime vittime di Nadal

Casper Ruud è in buona compagnia. Il povero norvegese è solo l'ultima vittima della tirannia di Rafa Nadal al Roland Garros: 14 titoli per il maiorchino a Parigi con 122 vittorie e appena 3 sconfitte sul campo. Insomma, è persino riduttivo dire che lo spagnolo ha lasciato le briciole agli avversari da quando ha giocato il primo Roland Garros, nell'ormai lontanissimo 2005.

Parecchia acqua è passata sotto i ponti da allora, ma l'unica cosa che non si è modificata è stata la feroce applicazione di Nadal. Per il resto, dal Rafa di 17 anni fa a quello più recente è cambiato quasi tutto, a partire dal look, che è passato dall'essere eufemisticamente sbarazzino (capello lungo, pinocchietti al polpaccio, canottiera) a più serioso, da uomo maturo, da 36enne pieno di acciacchi ma ancora in grado di sbranare i rivali.

A proposito di rivali, i sette che nel 2005 avevano tentato di sbarrare la strada a Rafa in questo lasso di tempo hanno preso le vie più disparate, mentre l'allora giovincello cresceva fino a diventare il più anziano vincitore di sempre al Roland Garros. E se qualcuno di loro è ancora nel circuito, altri ad oggi praticano tutt'altro, oppure si sono come volatilizzati.

Il caso più clamoroso è quello di Lars Burgsmuller, ex onesto mestierante della racchetta, che potrà raccontare ai nipotini di essere stato il primo in assoluto ad essere stato sconfitto da Nadal al Roland Garros. Oggi il tedesco, che ha 46 anni, lavora come radiologo in un ospedale di Essen e gioca a tennis solo per divertimento assieme ai due figli. Subito dopo aver mollato lo sport professionistico si era messo a studiare, e con profitto. Tutt'altra traiettoria, invece, per Mariano Puerta, che contro Rafa nel 2005 perse la finale: una partita a cui arrivò da assoluto outsider e che fu per l'argentino il canto del cigno, non solo per la sconfitta. Qualche settimana dopo, infatti, venne pizzicato positivo a un controllo antidoping effettuato proprio prima di quella finale, e siccome Puerta era recidivo si beccò una squalifica di otto anni. Pochissime, le apparizioni pubbliche da allora, in cui ha ammesso di aver sofferto le pene dell'inferno tra lavoretti precari addirittura come manovale negli Stati Uniti, dove si era trasferito.

Tra Burgsmuller e Puerta, Nadal mise in fila tre colleghi che oggi hanno smesso: il belga Malisse, il francese Grosjean (attuale capitano-non giocatore della Nazionale transalpina in Coppa Davis) e David Ferrer, che Rafa avrebbe ritrovato e battuto in finale al Roland Garros nel 2013.

Oltre a questi tre, altri due che non si sono ritirati, ma a cui forse non manca molto: uno è Richard Gasquet, coetaneo di Nadal ma che ormai si arrabatta in tornei minori, e il secondo è Roger Federer. Allora lo spagnolo lo sconfisse in semifinale, mentre oggi dello svizzero si sono quasi perse le tracce. Spettatore anche lui, come tutto il mondo, dei prodigi di Rafa XIV, dominatore del Roland Garros.

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