Qualche fischio si è sentito. E comunque il malumore era palpabile allo Stadium, terminata la sfida tra Juventus e Parma che ha fatto precipitare i bianconeri a meno sette dal Napoli e a meno tre dall'Inter: sesto pareggio in campionato in dieci partite, addirittura il quarto casalingo dopo quelli contro Roma, Napoli e Cagliari. Risultato: i 18 punti in classifica sono 5 in meno rispetto a quelli messi insieme dodici mesi fa da Allegri (17 gol fatti e 7 subiti adesso: 17 gol e 6 la scorsa stagione), bilancio che non può essere considerato soddisfacente. E che è inferiore anche al 2011/12, ovvero il primo campionato targato Conte con annessa rivoluzione dell'organico: allora, con quattro pareggi, erano stati infatti raccolti 22 punti (25 reti all'attivo, 10 al passivo), utili ad aprire la strada verso lo scudetto.
Questa pare invece una Signora che non sa più vincere. E che, da quando Bremer è finito ai box, subisce reti come se piovesse: due dal Lipsia, una dal Cagliari, quattro dall'Inter e due appunto dagli scatenati emiliani di Pecchia. «Dobbiamo essere più compatti e limitare gli errori», così Thiago Motta. Ricetta facile facile, in teoria: metterla in pratica però pare non essere così banale. Perché adesso si può cominciare a dire che la rosa juventina presenta qualche buco di troppo, per lo meno in difesa e in attacco. Dove mancano alternative valide: senza Bremer, Motta ha scoperto Kalulu centrale ricevendone ottime risposte, ma l'ex milanista non può giocare sempre e, senza di lui, la retroguardia ha imbarcato ancora più acqua dal momento che Danilo si sta dimostrando sul viale del tramonto e che Gatti arranca di conseguenza.
A gennaio sarà così praticamente obbligatorio tornare sul mercato: Skriniar è la prima opzione, ammesso che il Psg apra al prestito contribuendo a parte dell'ingaggio. Discorso analogo per l'attacco: Vlahovic con tutti i suoi limiti non ha un'alternativa valida e a poco serve ricordare che Milik è infortunato, dal momento che a inizio estate il polacco non rientrava nei desiderata di Motta. «Tutte le scelte sono state fatte di concerto con la società», le recenti parole del tecnico bianconero.
Che non accampa scuse, anche se gli infortuni ci sono stati e ne hanno condizionato le scelte: alcuni ruoli si stanno però rivelando troppo scoperti, al contrario di altri (leggi: esterni d'attacco e anche centrali di centrocampo) dove invece regna una sostanziale abbondanza. Il che potrebbe anche significare che i circa 200 milioni spesi (110 dei quali per Douglas Luiz e Koopmeiners) durante l'ultimo calcio mercato avrebbero potuto forse essere meglio distribuiti.
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