Ha sempre maneggiato numeri e da qualche anno macinato chilometri. Con i libri ha confidenza, con la bicicletta complicità. Con i libri cerca di capire, con le due ruote ha messo in pratica ciò che ha compreso. Vittoria Bussi, due mesi fa, è stata capace di superare la barriera dei cinquanta chilometri in un'ora: la prima donna della storia a riuscirci. Ora il nostro movimento oltre ad avere il primato maschile con Filippo Ganna (56, 792 km), può fregiarsi anche di quello ottenuto a Aguascalientes il 13 ottobre scorso, da questa 37enne professoressa romana che in un'ora ha percorso per l'esattezza 50 chilometri e 267 metri.
Laureata in Matematica alla Sapienza con dottorato a Oxford, Vittoria ha costruito il suo record con scrupolo e dedizione. «Abbiamo cercato di fare qualcosa in totale controtendenza ci ha raccontato la primatista che nel 2018 aveva già stabilito il record percorrendo 48,007 km -. Abbiamo studiato la letteratura scientifica tenendo presente che il ciclismo non è matematica bensì statistica, e che magari io potevo rappresentare il caso studio non ancora esaminato».
Duemiladuecentosessanta metri. Questa è la misura del suo miglioramento rispetto a cinque anni fa.
«Questo è stato possibile grazie ad un grandissimo staff scientifico. A partire dall'Ingegnere aerodinamico Simon Smart di Drag2Zero, con un passato in Formula Uno e al designer di Hope Sam Pendred che mi ha preparato la bici dei miei sogni».
Sa che gli appassionati vogliono sapere
«Non c'è una Federazione che dopo aver vinto alle Olimpiadi diffonde dettagli tecnici su come si è allenata e preparata».
A livello di postura in sella può almeno dirci qualcosa?
«L'abbiamo rivoluzionata. In questo mi ha guidato Niklas Quetri, che mi ha cucito addosso una posizione più "alta" ossia meno allungata e super-compatta. All'inizio non riuscivo nemmeno a starci, alla fine il mio corpo si è adattato».
Quindi, oltre alla bicicletta, tanta palestra.
«Mi ha aiutata il professor Giuseppe Coratella, al quale più di una volta ho detto "Sei pazzo, non riesco a fare certi esercizi!"».
E a livello nutrizionale?
«Mi sono affidata a Marco Perugini e al mio preparatore Luca Riceputi: "Mi serviranno due anni per farti crescere", mi disse. Così è stato».
Lei è un'eccellenza su pista, non su strada
«Io sono una da velodromi e rulli, su strada ho qualche carenza tecnica. Ho paura».
Rimanendo legati strettamente alla super-performance di Aguascalientes, la parola chiave è stata: regolarità.
«Sono partita forte e mi aspettavo di subire una "botta" da dover gestire. Invece ho reagito benissimo a livello psicofisico. Quel ritmo l'ho mantenuto e inaspettatamente sono riuscita a superare la barriera dei 50km di oltre un giro».
Quello dei cinquanta era infatti l'obiettivo dichiarato: un'idea nata esattamente due anni fa.
«Andai al Rouleur Live di Londra. Quando mi presentai a Pendred dicendogli che volevo utilizzare la loro bicicletta per riprendermi il record dell'ora, lui si è commosse. Capii subito che l'avventura iniziava bene. Lanciammo Road2Record, che in realtà era già in essere da mesi: due come gli anni d'impegno complessivo, due in quanto ovviamente stavo tentando il secondo record».
Un record nato da un crowfunding.
«Ho superato il normale imbarazzo del chiedere soldi e ho raccolto 12mila euro, per il resto mi hanno aiutata alcuni sponsor. Insomma, di sicuro non l'ho fatto per soldi».
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