Sull'esempio recente dell'Atalanta (0 punti dopo 3 gare e poi qualificazione acciuffata all'ultimo turno), i numeri attuali del Milan consentono di tenere aperta la porticina della speranza estrema di qualificazione. 9 punti nelle prossime e rischi di restare dentro, magari da terzo e quindi con direzione Europa league. Dopo i numeri ci sono gli interessi inconfessabili che consiglierebbero al Milan di puntare con decisione sul campionato magari al culmine di un onorevole congedo la sera del 7 dicembre dedicata a Milan-Liverpool e alla festa di Sant'Ambrogio oltre che alla conclusione del girone. Tra questi due binari cammina il Milan tornato dal Portogallo con la consapevolezza d'aver macchiato la terza prova con una esibizione di modesto spessore tecnico. «La peggiore delle tre partite» è stato il giudizio, netto come un'accetta calata sul tronco d'albero, di Zlatan Ibrahimovic che solo nei confronti di sé stesso ha lasciato aperto l'accesso al recupero migliore.
«Ho bisogno di minuti, non vi preoccupate che arrivo» la sua dichiarazione che ha il senso di una sorta di assicurazione sul futuro. E d'altro canto l'esempio cinico a cui si fa riferimento, a proposito del futuro immediato della stagione, è quello recente dell'Inter di Antonio Conte. Per tutto il 2020 è rimasto dietro a inseguire il Milan fino a febbraio quando Pioli e c. sono caduti nella trappola di La Spezia. Da allora ha innestato la marcia più alta e ha tagliato il traguardo dello scudetto con un bel po' di distacco (12 punti addirittura) sullo stesso Milan che si piazzò al secondo posto grazie all'impresa dell'ultima giornata, passando a Bergamo cioè.
Dietro i numeri e l'avvilente zero in classifica, c'è anche un ultimo spunto da mettere sotto i riflettori. Ed è il seguente: non possono bastare, nel calcio moderno, due partite - col Liverpool e con l'Atletico giudicate in modo positivo a dispetto dei risultati ottenuti - per guadagnare la laurea honoris causa a disputare la Champions. Basta confrontare, nel caso di Porto-Milan, l'anzianità di servizio nella coppa dei portoghesi con quella dei milanisti i quali, a parte alcune eccezioni non al massimo della forma (Ibra e Giroud appunto), possono contare su una bella striscia di debuttanti.
E allora nessuna meraviglia se poi si aggiunge a questa analisi anche un altro dato: e cioè la necessità, da parte di Pioli, di dover contare su alcune pedine per l'assenza prolungata di altre. Tanto per fare un riferimento preciso: Tomori apparso tra tutti quello più in debito in una serata dalla velocità sostenuta.
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