Il Milan fa quadrato tra Ibra, Fonseca e il cooling break

Furlani e la falsa partenza rossonera: "Soddisfatti del tecnico, la squadra è con lui"

Il Milan fa quadrato tra Ibra, Fonseca e il cooling break
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Uno (Abraham) è felice come un bimbo goloso appena entrato in una gelateria, l'altro (l'ad Furlani) teso come una corda di violino come davanti a un plotone di esecuzione. Sono le diverse facce, contemporanee, del Milan appena uscito dalla tempesta del cooling break ed entrato nel tunnel che porterà alla ripresa con il trittico domestico Venezia, Liverpool e derby. All'inglese sorridono gli occhi, persino il completo scuro d'ordinanza sembra illuminato dal buon umore e dalla felicità d'aver conquistato finalmente il rossonero. «Sono nato e cresciuto con il mito del Milan» confessa apertamente segnalando d'aver aspettato la fine del mercato «per vedere la conclusione del trasferimento» inaugurato con quel troncone di derby romano con la Lazio impreziosito dall'assist per Leao (gol del 2 a 2). Ha già incrociato Morata («è un vero leader») a Londra ai tempi del Chelsea, con Leao e soci ha imbastito una sintonia immediata («la nostra è una storia divertente, ci siamo parlati in panchina e appena entrati siamo riusciti a fare gol») e dopo il grave infortunio è convinto d'essere pronto per servire il Milan («è meraviglioso giocare in questo stadio, con questi tifosi»). E non conta affatto la precarietà del semplice prestito annuale. «Un anno o 10 anni non conta», spiega.

Chi invece ha il compito, difficile, di spiegare la falsa partenza è Giorgio Furlani, sceso in conferenza-stampa per scortare Abraham e per risolvere il giallo dell'assenza di Ibra dall'Olimpico e dal Milan in questi giorni. Nessuna vacanza, dunque: adesso è ufficiale. Detta Furlani: «Zlatan è impegnato in un viaggio deciso molto prima del suo accordo con RedBird, a Roma c'ero io, Moncada e il proprietario. Non credo che il club debba comunicare in anticipo gli spostamenti dei suoi dirigenti». Ibra è fuori Europa, rientrerà dopo due settimane, in tempo tra Venezia e Liverpool. Il secondo quesito è ancora più scottante: la fiducia in Fonseca. «Lo so, avremmo preferito fare 9 punti ma non siamo nel panico, siamo soddisfatti del suo lavoro e anche la squadra è con l'allenatore»: pochi concetti, secchi, scanditi velocemente. Infine la famosa questione dell'ammutinamento. Anche qui Furlani è risoluto: «Si è parlato anche troppo della vicenda, Theo ha spiegato, per noi del club è un non evento». Un solo rimpianto sembra apparire alla fine della brevissima chiacchierata.

Chi glielo ha fatto fare di entrare nel calcio? chiedono all'ex manager rampante della finanza americana. «Non ci ho pensato, certo non è piacevole adesso», risponde dopo un solo attimo di riflessione. È diventato lui il capro espiatorio, in assenza di Ibra.

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