Il gigante Datome nel campetto dei sogni, come il suo fumetto, per trovare il sonno perduto nei 15 giorni di una finale che ha portato Messina nella storia Olimpia al 30° scudetto. Il 10° fu di Rubini, il 20° di Peterson. Bella compagnia e il nano ghiacciato di Evanston ricorda ad Ettore che se vuole eguagliarlo deve fare un triplete come lui fra l'85 e l'87.
Finale che sarà ricordata perché la settima decisiva ha avuto un picco di 1 milione di telespettatori e la serie ha portato quasi 50 mila persone nelle 4 sfide a Milano e poco meno di 30 mila nelle tre a Bologna. Palazzetti esauriti e pazienza se l'ultima sfida non è stata tecnicamente la più bella, ma quando anche il pallone sembra pieno di acido lattico, pesando il doppio, allora segnare diventa difficile se le difese son o attente. Messina e il rapporto con Armani al quinto titolo dopo aver salvato l'Olimpia nel 2004 e vinto il primo scudetto 10 anni dopo. Due uomini in blu che si sono fatti una promessa: il futuro si chiama finale di Eurolega. «Una competizione che aumenta di valore, ma ci riproveremo dopo che in questa stagione non è andata come volevamo. Sono però felice per lo scudetto», così il tecnico dei lombardi.
Mentre Scariolo esce elegantemente di scena («quando dai tutto non hai rimpianti e sono orgoglioso della mia Virtus») rimandando a martedì ogni risposta sul suo futuro, forse il Real, Messina e Stavropoulos stanno già pensando alla squadra dell'anno prossimo. Se ne andranno Pangos, Thomas, Davis, Vidili, Mitrou Long, Cabarrot. Sul tavolo già pronto il triennale con Caruso da Varese. Interessante l'offerta per Kamagate un 2,11 in arrivo da Parigi. Certo i colpi da finale di coppa potrebbero essere altri, magari Mirotic, il più pagato dell'Eurolega che dopo il titolo spagnolo ha deciso di separarsi dal Barcellona. Interessante anche il Thompson italianizzabile in un'uscita da Brindisi. Sarà ancora un'Armani con più di 15 giocatori perché se devi giocare 90 partite hai bisogno di ricambi, quelli che non si sono visti in questa finale. Soprattutto è il gruppo di giocatori italiani a dover essere più solido, cosa che si è notata nella serie contro la Virtus quando ci sarebbe stato bisogno di gente fresca visto che i titolari erano tutti in riserva cominciando dal capitano Melli l'unico che venerdì notte è andato a letto accarezzando il terzo scudetto vinto con Milano, questa volta da grande protagonista.
Ora il basket penserà
soltanto alla nazionale di Pozzecco per il mondiale asiatico di fine agosto dopo aver ricevuto un secchio di ghiaccio nella schiena da Banchero, sogno di tutti che, però, ha scelto di giocare con gli Stati Uniti dove è nato.
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