Milano torna padrona d'Italia. Vendetta servita su Bologna

L'Olimpia si riprende lo scudetto in una gara 6 senza storia. Finisce 81-64 in un Forum colorato di rosso e in delirio

Milano torna padrona d'Italia. Vendetta servita su Bologna

Catene dorate al collo della Virtus spodestata. L'Armani che ritrova Shields, riscopre il talento di Datome, si gode la coppia delle meraviglie Rodriguez-Hines, accarezzando il co capitano Nicolo Melli che mette le mani ovunque, equilibra la difesa, rende armonico l'attacco per chiudere alla sesta partita vinta 81-64 la sfida scudetto.

Bologna paga un primo quarto che è peggio di un gelato al veleno. Recupera, ma nel terzo quarto alza bandiera bianca, perde il tredicesimo pallone, segna soltanto 10 punti dopo essere rimasta al palo per oltre 6 minuti anche se si era riavvicinata a meno 7 all'intervallo lungo (43-36). I cacciatori di Messina ancora una volta inaridiscono l'attacco virtussino come in gara quattro. Festa mobile mentre la Segafredo resta stordita, sapendo che la sua stagione è stata buona, con la qualificazione in Eurolega, ma il finale ha detto che aveva finito la benzina e la rabbia.

Diventando tigre nel faccia a faccia con la Virtus che l'anno scorso l'aveva gelata, Milano si prende anche lo scudetto del basket dopo aver celebrato la sfida tricolore nel calcio vinta dal Milan sull'Inter. Quinto titolo per Armani, 29° per l'Olimpia che ha stelle favorevoli quando gli anni sono pari: tornò al titolo dopo un lungo digiuno nel 1996 legata al genio di Tanjevic, prendendosi l'invenzione di Boscia nel breve regno Stefanel di Trieste trasferito sotto il Duomo.

Questa volta il Merlino della situazione è stato Ettore Messina, presidente allenatore che ha seguito le stesse stelle dei titoli milanesi vinti sotto re Giorgio nel 2014 2016 e 2018. Quinto scudetto italiano per il siciliano cresciuto a Mestre e diventato allenatore di qualità sotto il mediceo Porelli alla Virtus Bologna dove vinse la prima delle sue 9 coppe Italia a 31 anni e il primo dei tre scudetti delle Vu nere a 33 nella stagione '92-93. L'altro titolo se lo prese a Treviso prima di trovare gloria europea al CSKA di Mosca dove aggiunse due coppe a quelle vinte con la Bologna delle meraviglie.

Con Milano ha cercato qualcosa di speciale, affidandosi sempre alla sua amata difesa, puntando sui veterani: Rodriguez e Hines i maestri, Shields il santo guastatore, un Datome visto e perduto tante volte, Melli l'italiano che aveva vinto un titolo da gregario con Armani, ma che è tornato più maturo come co capitano insieme al mago spagnolo Rodriguez, dopo belle esperienze a Bamberg, Fenerbahce, nella NBA a New Orleans e Dallas (105 partite), nella Milano dove era stato dal 2010 al 2015. La vitalità di Hall, il ritorno alla vita di Grant per la volata decisiva.

Stagione complicata da infortuni, una bella eurolega fino al faccia a faccia con l'Efes. Crisi finale anche in campionato facendosi scavalcare da una Virtus che con l'aggiunta di Hackett e Shenghelia, presi dal CSKA estromesso dall'eurolega, aveva costruito una squadra più forte promossa all'eurolega dopo la vittoria europea che era il vero obiettivo della stagione. Il fattore campo non ha aiutato una Virtus scarica, come non aiutò Milano l'anno scorso quando la Virtus di Djordjevic, ieri sera al Forum dopo aver lasciato il Fenerbahce campione di Turchia, la lasciò senza scuse sul 4 a 0.

Il colpo magistrale in gara uno a Bologna, le stoccate importanti nelle due partite vinte davanti ai 12000 del Forum. Il futuro già scritto se Rodriguez dovesse chiudere a Madrid il suo grande viaggio, con gli accordi presi per portare a Milano Pangos e Billy Baron, firmando Mitrou Long il canadese che ora cerca un passaporto greco. Accordi anche con il Brandon Davies del Barcellona che contro il Real ha perso in semifinale europea e sofferto tanto nella finale della Liga per il titolo. Anche la Virtus guarda già avanti. Battuta da favorita, ma pronta a risfidare l'Armani in campionato e in Eurolega dove l'Italia avrà due squadre come si sogna e si meritava.

Finale bagnato dalle lacrime con Giorgio Armani che accarezza il tricolore e si stringe ad una squadra che ha cercato la sua anima nella difesa, trovando protagonisti

nel momento della verità: prima Shileds e la sorpresa Grant, Melli come torre di guardia, Hines e Rodriguez magici e infiniti, Datome ritrovato per la stoccata finale dove il giovane Hall si è goduto una notte da campione.

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