Mille anni dopo Palermo torna araba

Allora portarono cultura e strutture, ora i soldi per rilanciare il club rosanero

Mille anni dopo Palermo torna araba

Tornano gli arabi a Palermo. Mille e più anni dopo, milioni al posto dei cavalli, delle navi e dei fanti che nell'827, era anche allora giugno, il giorno 14, sbarcarono a Mazara agli ordini di un generale persiano. Quando arrivarono dalle parti di Palermo la città portava il nome di Balerm, Catania veniva chiamata Uadi Musa, Kerkint era Agrigento, Tarabuns era Trapani. Venne poi la cultura di quel popolo invasore pacifico, vennero edifici, lingua (Halcamo, secondo la leggenda, era uno dei guerrieri che incendiò le imbarcazioni a dimostrare che il viaggio andava considerato concluso e la Sicilia sarebbe stato la loro nuova terra). C'è poi chi, lo studioso Di Gregorio fra questi, sostiene che anche la parola mafia abbia origine orientale, Afia è la forza mentre la consonante iniziale M è un avversativo per Non, ma siamo nel campo delle supposizioni, non delle invenzioni ad arte. Il resto è la gastronomia, il cous cous, i cannoli e infine l'edilizia, le cupole, strutture che fanno ritenere come la Sicilia fosse poi un'appendice dell'Oriente e per nulla attaccata all'Italia.

Si viaggia tra storia, fantasia e leggenda anche se l'arrivo degli arabi nel Palermo calcio è cronaca e può diventare fiaba storica, se può passare l'ossimoro. Oggi il comandante delle operazioni è lo sceicco Mansour che ha fatto grandissimo il City di Manchester come altre realtà di sport, in India, in Australia negli Stati Uniti. Soldi veri, non cordate destinate a impiccarsi. In cambio di tredici milioni di euro il Palermo incomincia una nuova, esclusiva vita e avventura, cercando di rispolverare l'argenteria dei tempi belli di Lanza di Trabia, l'amico di mille fughe di piacere con la brigata di Gianni Agnelli. I tifosi cavalcano l'onda, sognano la serie A che è il territorio giusto per una città di solide tradizioni sportive. La fiaba, perché esiste anche quella, riguarda l'allenatore, Silvio Baldini, un uomo, innanzitutto, un professionista che ha riportato l'entusiasmo genuino mostrando ai suoi calciatori la sofferenze della propria famiglia, dunque l'altra faccia della vita facile e dorata del mondo pallonaro. Baldini non balla da solo, sa che la piazza palermitana gli chiederà il miracolo che tale non può e non deve essere.

Di certo lo sceicco garantisce stabilità, l'investimento è sicuro, non si teme il mordi e fuggi di altri pataccari. Palermo è un nome mondiale, come Napoli, come Milano, ha valenza dovunque, questo spiega la strategia dei nuovi proprietari che aggiungono al loro tesoro la Conca d'oro.

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