La via crucis sportiva di Alexandre Pato ha vissuto la sua quattordicesima stazione in quel di Barcellona. Oggi si saprà l’entità dell’infortunio numero 14 in poco più di due anni, il primo nel gennaio 2010, l’ultimo di una serie infinita di guai muscolari che sta trasformando la promettente carriera del brasiliano in un calvario. Ha dell’incredibile quello che è successo al Camp Nou: il papero è entrato nella ripresa ed è uscito dopo appena 14’ per un problema alla gamba sinistra, l’ultimo ko era alla destra. Pato si è infilato negli spogliatoi mentre il resto della comitiva ne è uscita angosciata. Allegri è preoccupato per «lui che da due anni vive questa situazione», mentre Seedorf chiede «di lasciarlo in pace. Ha bisogno di tempo per trovare l’equilibrio mentale-fisico».
Qualsiasi sia la diagnosi odierna quello che comunque resterà nel campo dell’ignoto è la causa all’origine di tutti questi guai in un’atleta di appena 22 anni. Il Milan sembrava esserne venuto a capo spedendo Pato negli Stati Uniti, accompagnato dal dottor Jean Pierre Meersseman, per una visita dal professor Frederick Carrick, neurologo e chiropratico alla Life University di Atlanta. Tornato sabato, il brasiliano domenica si è allenato in gruppo e lunedì è stato convocato da Allegri che poi lo ha portato in panchina (spedendo El Shaarawy in tribuna). Nessun azzardo conferma Meersseman: «Gli esami fatti negli Usa davano ampie garanzie. Si poteva rischiare». Allegri dunque si è attenuto alle indicazioni dello staff medico: massimo venti minuti di autonomia. Purtroppo la risposta è stata negativa. Meersseman spiega: «Con il professor Carrick era stata individuata la causa degli infortuni in una alterazione neuro-muscolare». In pratica il cervello manda messaggi “sbagliati” ai muscoli. Tutto sembrava risolto con una terapia adeguata ma «evidentemente c’è dell’altro» dice laconico il creatore di Milan Lab.
Il giocatore non sente molto dolore ed è determinato nel trovare una soluzione. Ieri a Milanello c’è stato un consulto presenti Pato, lo stesso Meersseman, lo staff medico e anche Adriano Galliani. Serve una nuova direzione dopo le tante vie provate: dal primo viaggio negli Usa (allora dal professor William Garrett) risalente al dicembre 2010 fino al parere di un luminare tedesco a inizio anno. In mezzo una serie infinita di tante “verità”: dalla scarsa sopportazione del dolore ai problemi posturali.
Il brasiliano è l’emblema della stagione del Milan caratterizzata dalla continua emergenza con praticamente tutti i rossoneri almeno una volta in infermeria. Nelle settimane scorse l’entourage di Berlusconi ha fatto trapelare la preoccupazione presidenziale. Tra le ipotesi avanzate per spiegare il caso del brasiliano anche il campo di San Siro e la metodologia di allenamento. Guarda caso anche queste prese in considerazione per il caso del papero.
Ma l’unica certezza è che il futuro di Pato è un grande punto interrogativo, non solo per gli infortuni, dopo una stagione travagliata iniziata alla grande con la volata-prodezza proprio a Barcellona in settembre, nel girone di qualificazione. Poi il fidanzamento con Barbara Berlusconi. Quindi la mancata cessione al Psg di gennaio. Un veto sembra posto da Silvio Berlusconi mentre Galliani era a Manchester per comprare Tevez.
Il rifiuto dei petroldollari dello sceicco ora appare una beffa. Come la pressione per averlo a disposizione al Camp Nou si è rivelata un errore.
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