Mondiale, via con le botte A San Paolo è una corrida

Manifestazioni, lacrimogeni, assalti, due reporter feriti: l'inizio mette paura

Mondiale, via con le botte A San Paolo è una corrida

Tutto bene proprio no. Tereza Barbosa prega in fila davanti all'Arena Corinthians mentre tutto intorno c'è puzza di lacrimogeni. Si respira male, la partenza è con le botte. La Polizia ha lanciato dei candelotti per fermare i manifestanti, alcune schegge hanno ferito due reporter della Cnn. Protestano contro gli sprechi del Mondiale, sono in duecento ma gli organi ufficiali tendono sempre a minimizzare quando l'immagine del Paese non ne esce benissimo. Il gruppo si è concentrato nella Radial Este, un'arteria che porta dritta allo stadio Itaqerao dove in serata si è giocata Brasile-Croazia. La Polizia ha scaricato lacrimogeni e pallottole di gomma, una ha colpito la giornalista Barbara Arvanitidis e forse gli ha rotto un braccio mentre i manifestanti gridavano Fifa terrorista. Guai anche a Salvador in Largo do Campo Grande sotto un hotel dove albergano i dirigenti Fifa. A Rio alcune centinaia hanno bloccato la Presidente Vargas, l'arteria principale, a San Paolo la situazione più critica perchè fra i lavoratori si sono infiltrati i Black block e qui lo scontro è stato esagerato fin dentro le stazioni della metropolitana.

Però Tereza Barbosa non ha mai smesso di pregare, lei con tutto quello che gli sta succedendo attorno non c'entra, è solo la figlia adottiva del portiere del Brasile al mondiale del '50, quello che si prese il gol di Ghiggia e la fama eterna di portasfiga. É in fila e prega per riscattare il nome del padre e di tutti i portieri di questo Mondiale: «Perché nessuna sconfitta debba essere addebitata a loro e nessuno subisca ciò che ha subito mio padre». É in fila per entrare allo stadio, prega e tiene la testa bassa, il Mondiale è anche una storia di guardameta, l'ultimo baluardo.

A Cali si sono messi subito in agitazione quando ieri mattina, durante l'allenamento, el portero dei cafeteros Faryd Mondragón ha lasciato il campo scortato amorosamente dai medici sociali. Una lesione ai gemelli, piccola, il primo referto dice che è lieve e non mette neppure in dubbio la sua presenza domani a Belo Horizonte contro la Grecia. Si fa presto a dire che sono cose da niente, ma le divinità sono fragili anche se Faryd il Turco, ma è di origini libanesi, è molto di più e ha sempre viaggiato sull'orlo del burrone in quella trappola umida che si chiama valle del Cacua dove è nato e dove ha imparato prima a camminare e poi a volare da un palo all'altro come un puma. Quel giorno il ct Maturana gli aveva preferito Cordoba nella sfida contro gli Usa. La Colombia aveva un sacco di buone intenzioni e anche una nazionale discreta ma venne eliminata al primo turno, Faryd per sua fortuna era in panchina perché tornati in patria non furono carezze. L'assassinio a Medellin di Andres Escobar era stato il culmine di una disperazione nazionale che il difensore aveva scatenato con un pallone infilato nella propria porta e neppure per Cordoba furono giorni felici. Venne salvato da un articolo uscito in prima pagina che spiegava la dinamica: «Escobar cerca di anticipare los americanos ma la sua scivolata ha solo l'esito di spingere il pallone nella nostra porta, spiazzando l'incolpevole Córdoba». Per Escobar fu la condanna a morte scritta, per Cordoba l'assoluzione nazionale, per Mondragon l'inizio.

La Colombia poi ha giocato i suoi Mondiali sempre con lui in porta, 43 anni il 21 giugno, due giorni dopo Colombia-Costa d'Avorio e tre giorni prima della sfida con il Giappone quando a Cuiaba stabilirà il record dei record, il più anziano calciatore che abbia disputato la fase finale di un Mondiale. Adesso c'è questo inconveniente dei gemelli ma finora in porta c'è sempre andato lui. E Tereza non fa differenze, per lei tutti i portieri sono da salvare.

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