Senza parole, solo perché ci sembrano tutte inadatte, poco rispondenti a cotanta bellezza. Senza parole davanti all'ennesima dimostrazione di classe e talento da parte di un fenomeno del pedale che di nome fa Tadej Pogacar, questo bimbo sloveno che a soli 24 anni può già mostrare un palmares da veterano.
Due Tour su tre partecipazioni, l'anno scorso solo secondo. Ieri, dopo due Lombardia e una Liegi, il Giro delle Fiandre, alla sua seconda partecipazione, dopo un deludente (per lui) quarto posto un anno fa. Un cecchino pazzesco, che dichiara alla vigilia della Ronde che «ho solo un modo per vincere questa corsa: arrivare da solo». Lo dice, e lo fa. Con un puntiglio e una lucidità disarmante, in una delle edizioni del Fiandre più lunghe della storia, la seconda in assoluto (273 km, con 19 muri), corsa ad oltre 44 km/h di media.
Sistema Van der Poel, che gli resiste fin sull'ultimo passaggio al vecchio Kwaremont. Sistema prima l'altro tenore Wout Van Aert, che arriverà quarto, vincendo il premio di sconfitto di giornata. Dopo aver regalato la Gand al compagno di squadra Laporte; ieri nessuno gli concede nulla e lui non ha la forza di regalarsi alcunché.
Non c'è niente da fare contro questo mostruoso talento sloveno, che fin qui ha inanellato 56 vittorie in carriera, la decima in stagione in sedici giorni di corsa. Conquista il Fiandre come soltanto altri due vincitori del Tour: Bobet e Merckx. Si diverte Pogacar, come è solito fare nelle corse di cartello e in quelle di avvicinamento: volume e sostanza. Lui non fa differenza: vince. Si diverte e diverte il prodigioso sloveno, che tra una patina fritta con ketchup dice: «la mia stagione è già perfetta così, potrei anche ritirarmi», e giù a ridere, come un bimbo al luna park.
Per lui il Fiandre non è solo terreno di conquista, ma è parco giochi: una gigantesca istallazione di montagne russe, con lievi discese e continue risalite. Il bimbo sloveno si diverte per divertire, e lo fa in perfetto stile Pogacar, attaccando quando al traguardo mancano 55 km. Prima per andare a riprendere una fuga ben assortita col suo compagno Trentin, poi per andarsene da solo, dopo aver tramortito in sequenza quei due la.
«La Sanremo resta la classica più difficile da vincere per me, ma non mollo promette il talento della Uae Emirates -. E con qualche chilo in più in futuro potrei puntare alla Roubaix».
Insomma, un fenomeno di ingordigia, lo sloveno. Così come fenomeno di idiozia è il suo coetaneo polacco Filip Maciejuk che, a 140 km dal traguardo, perde il controllo della bici e provoca una mostruosa caduta.
Immediata l'espulsione dalla corsa del polacco che poi si scuserà. Tra le donne seconda vittoria consecutiva per la belga Lotte Kopecky. Bellissimo terzo posto per Elisa Longo Borghini, quarta la bravissima Silvia Persico. L'Italia è rosa.
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