L'allerta meteo si è trasformato in pioggia di gol. Nubifragio sulla città, tornado sul Genoa che ne becca sei alla fine di ventiquattr'ore troppo negative per essere vere: dal Covid al ritiro posticipato, dal viaggio lampo al pallottoliere ingenuamente consegnato nelle mani di Marchetti. Sei punti in due partite, otto reti fatte e zero subìte, facile adesso esaltare una squadra che, Osimhen a parte, tutto sommato è la stessa della passata stagione che si buttò via dopo il girone di andata. E poi nessuno si vuole esaltare in casa Napoli: «C'è ancora da lavorare, nel primo tempo quando eravamo avanti di un gol abbiamo rischiato di farli pareggiare. Se Zielinski non avesse raddoppiato, sarei tornato al 4-3-3 perché con il 4-2-3-1 è mancato equilibrio. Per me il risultato è bugiardo».
Gattuso va oltre il punteggio tennistico, anche perché domenica si andrà in casa della Juventus e mancherà il giocatore più rappresentativo. Insigne si è fermato, noie muscolari al flessore della coscia, si temono lo stiramento e tre settimane di stop.
L'infortunio del capitano è la nota stonata di una partita condotta dall'inizio alla fine. La buona notizia è che invece Koulibaly sta per essere ritirato dal mercato, causa assenza di offerte convincenti. Partita: vantaggio con Lozano, che nella ripresa farà doppietta, il messicano è un altro giocatore rispetto alla gestione Ancelotti.
Osimhen devastante nella profondità, non segna ma crea spazi e sforna assist, dopo nemmeno trenta secondi della ripresa c'è il raddoppio di Zielinski, che inaugura la goleada: a seguire c'è gloria per Elmas, Mertens e Politano. Azzurri in scioltezza al cospetto di un Genoa ingiudicabile. Anzi inguardabile.
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