Nel Milan senza idee c'è solo un Faraone

Il solito El Shaarawy stende il Genoa, ma il risultato non nasconde gli errori

Nel Milan senza idee c'è solo un Faraone

Milano La regola base nel calcio è la seguente: per vincere bisogna fare gol. E per fare gol, conseguenza logica, bisogna tirare in porta. Il Milan applica questa regoletta in una sola occasione, dopo qualche vano e timido tentativo, e si ritrova in tasca il successo inseguito come una sorta di liberazione dall'incubo. Può finalmente salire a 10 punti, scrollarsi di dosso paure e panico diffuso nei giorni scorsi, mettendo fine alla striscia inquietante di sconfitte consecutive e al digiuno in fatto di gol domestici. Non c'è bisogno di essere indovini per capire l'identità del goleador di questa occasione: El Shaarawy, tanto per cambiare. Il solito ragazzino che con i suoi sigilli tiene in piedi la baracca. Festeggiato il compleanno come un bomber di razza, dopo aver provato e riprovato a infondere coraggio e determinazione alle cadenze dei suoi. Adesso che è a quota 7 gol (nella stagione) può riscuotere la scommessa vinta con il capitano Ambrosini: pagata una vacanza esotica durante la sosta natalizia. Non è l'unica prodezza realizzata. Altre lo aspettano. Meraviglia la sua freschezza atletica e anche il talento.

Meno male. Meno male che Silvio Berlusconi, il presidente, ha annunciato il dietro-front. «Volevo dedicarmi a una squadra di calcio che ha bisogno di qualche cura, ne farò a meno», la frase che ha il suono di un comprensibile cambio di programma. Gliel'hanno fatta grossa. Meno male. Perché anche ieri sera la pena sarebbe stata tanta e la necessità di cure notevole per il suo Milan che continua a destare sentimenti diversi da quelli canonici, persino un po' di tenerezza per l'imbarazzo tradito nel produrre calcio e l'inconsistenza dei suoi interpreti, cambiati in misura massiccia rispetto a Malaga (sei su undici addirittura, più del 50%) con effetti discutibili. Il rapporto sulla prima frazione è il solito rapporto di questi tempi magri, molto magri: neanche un tiro nello specchio della porta genoana, solo qualche confuso assalto alla baionetta, un solo giocatore lucido e reattivo, El Shaarawy festeggiato per i suoi 20 anni, e qualche pasticcio difensivo (complici Zapata e Abate) per fortuna del Milan mal riuscito. Il giovane faraone più che tornare a recuperare palloni preziosi e ripartire col turbo dando qualche spallata alla fortezza genoana non può fare. Non è Ibrahimovic, lo sappiano bene. Nel frattempo il Genoa, appena affidato alle mani esperte di Delneri, sembra più interessato a difendere metro su metro il proprio fortino che intenzionato a compiere imboscate dalla parte di Amelia. Tra i nuovi arrivati in campo rossonero, Pato, il più atteso della compagnia, invece di luccicare nella serata di scarsissimo genio, finisce per accentuare i rimpianti per quel Papero veloce come il vento e killer spietato visto nei primi due anni di Milan e poi misteriosamente scomparso. È vero, nel primo tempo, gli rifilano in area una stecca che meriterebbe qualche sanzione ma è davvero ridotto al minimo sindacale il suo rendimento. I fischi, arrivati al cambio con Pazzini, sono una chiosa inevitabile. Scomparso, non proprio misteriosamente, risulta Boateng rimasto ancora in tribuna. Continua il castigo nella speranza che gli faccia bene.

Tanto per cambiare il deficit maggiore in casa Milan è l'allestimento di una manovra decente, che sappia di calcio, anche di calcio rurale ma di calcio. E questo nonostante gli sforzi di Montolivo che è l'unico dotato di qualche geometria nei piedi. Risulta complicato anche per lui trovare qualche varco o ipotizzare un lancio che non sia scontato e corto, per il sodale più vicino.
Lo sviluppo successivo è un dominio territoriale del Milan da cui non sortiscono effetti memorabili. E cioè tiri in porta oppure occasioni di qualche pregio. Intendiamoci, nessuno si tira indietro. Buona volontà e dedizione non sono mai in discussione. È tutto il resto che manca all'appello. Persino Yepes prova a trasformarsi in attaccante di sostegno a quell'artiglieria leggera che diventa qualcosa di più pericoloso appena Pazzini comincia a calpestare le zolle occupate in precedenza da Pato.

Bisogna infatti aspettare, alla fine di un assedio generoso, che Abate riesca finalmente a trasformare un suo cross da destra (in leggero fuorigioco) in un goloso assist per vedere il Milan finalmente in gol. Per El Sharawy è un giochino semplice semplice accompagnare il pallone in porta visto che Frey è superato e il resto della gendarmeria genoana fuori servizio.

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