Non aveva fatto una grande prestazione fino a quel momento, poi però, all'improvviso, ha tirato fuori dal cilindro un'altra delle sue perle che ha dato la scossa agli azzurri. E così, ancora una volta, è stato determinante. A fine gara Federico Chiesa rende omaggio al babbo Enrico, grande goleador del passato: "Sono orgoglioso di aver riprodotto un gol che faceva spesso mio padre". Poi una breve analisi sulla gara e il merito equamente distribuito a tutti i compagni: "Noi abbiamo sofferto, ma siamo una squadra e si è visto". Ha vinto la squadra, il gruppo. Onore a Federico, però, che ha sbloccato la partita, come aveva già fatto con l'Austria.
Fin da piccolo respira l'odore di Coverciano. Con la famiglia vive a Firenze, proprio nel quartiere dove sorge il centro sportivo della Nazionale di calcio. Federico cresce nelle giovanili della Settignanese, ma il passaggio nei ragazzini della Fiorentina arriva presto: a soli dieci anni veste la maglia viola, mettendosi in luce con gli Allievi e poi con la Primavera. A dargli fiducia, a 19 anni ancora da compiere, è l'allenatore portoghese Paulo Sousa: lo aggrega alla prima squadra portandolo nel ritiro estivo precampionato. Federico respira a pieni polmoni l'aria fresca delle montagne del Trentino (il ritiro è a Moena) e pregusta il profumo inebriante della Serie A. L'esordio in campo nella prima di campionato con la Juventus, una supersfida per i viola, che a Torino perdono 2-1. Un mese dopo debutto anche in Europa League. È un anno importante per Chiesa: 34 partite e 4 gol. Non male per un esordiente. L'anno successivo, con Stefano Pioli in panchina, conquista il posto da titolare. Il ruolo è quello di oggi, attaccante esterno. Micidiali le sue sgroppate perdifiato lungo la fascia. Federico gioca 36 partite e fa 6 gol. Ancora meglio l'anno dopo, con 12 reti tra campionato e Coppa Italia. Nella stagione 2019-2020, che vede alternarsi sulla panchina viola prima Montella e poi Iachini, Chiesa resta un punto fermo, anche se il suo rendimento non è sempre al top: segna dieci gol in campionato e si conferma uno dei giovani più interessanti del campionato italiano. Le voci di mercato si fanno sempre più insistenti ma il presidente viola Rocco Commisso, da poco a Firenze, non può certo permettersi il lusso di vendere il pezzo viola più pregiato. La stagione 2020-21 per Federico inizia sempre a Firenze ma, dopo appena tre partite, passa alla Juventus con la formula del prestito biennale e obbligo di riscatto. Con i bianconeri Chiesa migliora sotto il profilo tecnico-tattico ed esordisce anche in Champions League. È un anno difficile per la Vecchia Signora, che dopo nove anni cede lo scettro di campione d'Italia all'Inter. Chiesa, però, si afferma come elemento di assoluto rilievo, segna 14 gol e insacca la rete decisiva per la vittoria della Coppa Italia contro l'Atalanta.
Con la maglia della Nazionale il rapporto inizia presto: prima l'Under 19, poi l'Under 21, con gli Europei in Polonia e in Italia. La chiamata nella Nazionale maggiore arriva da parte del ct Ventura, nell'aprile 2017. Si tratta solo di uno stage per i giovani emergenti. Di Biagio, ct ad interim succeduto dopo la disastrosa gestione Ventura, lo richiama per due amichevoli di lusso, contro Argentina e Inghilterra. Mancini, nuovo ct azzurro, conferma la scelta e lo convoca sempre. Ormai Chiesa è un punto fermo dell'Italia
Sino ad ora Federico ha disputato un Europeo da grande protagonista. Che parta titolare o meno è un giocatore in grado di accendere la partita, di dare la svolta con le sue fiammate da campione.
Una volta lo criticavano dicendo che stava sempre con la testa bassa, pronto a scartare tutto e tutti, fino a perdere palla. È cresciuto molto, anche in termini di personalità. Ora gioca bene anche con la testa alta. Basti vedere i gol che ha fatto con l'Austria e la Spagna. E non solo. Il futuro dell'Italia passa dai suoi piedi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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