Daniele Rugani ieri si è allenato alla Continassa. Trattandosi del giocatore zero il primo ad avere contratto il virus, come da comunicazione della Juventus datata 11 marzo si può a tutti gli effetti parlare di una ripartenza: personale e del calcio italiano. Dopo di che, la cautela resta obbligatoria. E infatti, almeno fino al 18 maggio, tutte le sedute di tutte le squadre saranno individuali: se poi si potrà lavorare in gruppo, lo deciderà il governo. Alcuni in campo, altri (come Ronaldo, in quarantena) nel giardino di casa. «L'aspetto positivo è che nessun giocatore ha interrotto del tutto l'attività fisica», è l'analisi di Fabrizio Tencone, per anni responsabile dello staff medico della Juventus e oggi direttore del Centro Isokinetic di Torino, nonché dal 2015 membro di un panel di esperti dell'Uefa. «In molti casi si trattava però di un'attività casalinga e quindi a bassa intensità: l'allenamento per essere in grado di affrontare uno sforzo agonistico è logicamente mancato». Risultato: bisognerà procedere per gradi, «evitando il rischio di andare in sovraccarico, esagerando cioè dal punto di vista muscolare o tendineo».
Un passo per volta, quindi. Senza fretta. E magari con allenamenti facoltativi tipo quelli che ha cominciato ieri l'Atalanta al Centro Bortolotti di Zingonia, dove è stato permesso l'accesso esclusivamente ai campi mentre spogliatoi, palestra e tutti gli altri ambienti sono rimasti e resteranno chiusi. Nessuna fretta. Con la necessità di lavorare anche sulla prevenzione, «di gruppo e personale ancora Tencone - La prima può essere per esempio considerata la ginnastica di equilibrio per ridurre gli infortuni alla caviglia o per rinforzare i muscoli della coscia onde ridurre eventuali problemi ai flessori. La seconda riguarda invece chi ha sofferto di infortuni più o meno recenti: gli esercizi personalizzati, volti a tutelare magari un muscolo che ha sofferto mesi fa, saranno fondamentali».
«L'obiettivo è riaccendere i motori così Eugenio Albarella, preparatore atletico spesso al fianco di Alberto Zaccheroni - Mi riferisco agli aspetti aerobici e neurogeni: il calciatore potrà fare ripetute sui 50 metri, oppure ricondizionare aspetti di forza con l'uso di carichi naturali e affondi. Bisogna in ogni caso essere bravi a pesare le intensità dei vari lavori: le tre o quattro settimane previste per una preparazione potrebbero non bastare per garantire prestazioni all'altezza». Anche perché, se mai si riprendesse a giocare, non ci saranno amichevoli e i ritmi saranno subito altissimi: «A quel punto il rischio aumenterà ancor più aggiunge Tencone - Dati Uefa alla mano, i calciatori si fanno male quattro/cinque volte di più in partita rispetto a quanto accade in allenamento: più giochi, più rischi».
Non a caso anche lo staff medico del Barcellona ha previsto, nel migliore degli scenari qualora si ricominciasse a giocare, dai cinque
ai dieci infortuni durante il primo mese di partite. Ponendo anche l'accento, oltre che sulla difficoltà a far ripartire il motore fisico, anche sul dispendio di energie mentali per un finale di stagione ai mille all'ora.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.