L'Inter si riveste da Inter per fare festa a Zanetti

I nerazzurri travolgono la Lazio e conquistano l'Europa. Passerella a San Siro per il capitano e Milito, eroi del Triplete

L'Inter si riveste da Inter per fare festa a Zanetti

Milano - Piangeremo e non ci vergogneremo, è la più maschia. Numeri, record e miracoli, vengono dopo, ieri notte ultima a San Siro di Javier Zanetti, l'Inter di questi vent'anni, trionfo della normalità nel calcio, zero tatuaggi e chiome scolpite, maglietta nei pantaloncini, al massimo sessioni di asado ai giardinetti di Appiano. Era un bambino di quelli che l'Inter manda a farsi le ossa, lui no, lui è diventato il capitano, quando la prendeva ruotava e assieme a lui girava tutta San Siro. Thohir appena sbarcato a Malpensa ha confermato che lavoreranno ancora assieme e ci sarà anche Mazzarri: «Anch'io ero deluso dopo il derby ma dobbiamo dare continuità al club – ha detto il presidente-, ed è importante iniziare la nuova stagione all'insegna della stabilità». Poi si è seduto per la notte di festa, meglio non rovinarla con le riflessioni.

L'Inter ha onorato il suo capitano con uno dei migliori primi tempi della stagione, niente di particolarmente speciale, ci voleva poco, ma è bastato un Mateo Kovacic a mettere tutti in pace con il resto del mondo, il talento croato non ha perso un pallone, li ha lavorati tutti al meglio, quasi sempre dal centro sinistra, e sta diventando un torello, non certo quel gracilino di Coutinho di cui si temeva fosse la copia. Grandi intuizioni e palloni colorati che giravano sul prato, al quinto per Palacio, 1-1, al 34' per Icardi, 2-1.

Questa volta non diranno che Thohir è meglio che rimanga in Indonesia, ha visto un'Inter su cui c'è ancora molto da fare, con pause pericolose ma anche strappi da applausi, Palacio ha messo dentro una doppietta e per questa stagione si ferma a 17, era diffidato, alla mezz'ora esatta è stato ammonito, salta Verona. Icardi bene, non solo il gol, si è battuto in area e nel cerchio, ha fatto da sponda, ha recuperato un paio di palloni. Magari il merito è stato tutto di Biava che dopo neppure due minuti aveva portato sopra la Lazio dopo essere arrivato indisturbato fino a un metro da Handanovic. E poi anche merito di Keita e Onazi che hanno continuato a martellare senza tregua tenendo sempre la partita viva. Handanovic ha fatto cose speciali su Biava e Anderson, ma poi la notte è stata rapita dall'ingresso di Zanetti invocato da tutto lo stadio e se Mazzarri voleva uscirne indenne, con tutto il rispetto, non poteva che ascoltare la voce di San Siro. Prima il Capitano, poi al 17' il Principe, secondo boato, i due calciatori che più di ogni altro hanno timbrato le notti Champions di Josè Mourinho e la sua banda, simboli, mai una polemica, mai un litigio con chiunque, in campo o fuori, quanta gente ha iniziato a tifare Inter per merito loro.

Poi la Lazio lentamente si è sgonfiata, Kovacic ha ripreso a deliziare, Handanovic si è esibito in una respinta di piede destro su Anderson, Hernanes ha messo dentro il suo secondo gol in maglia nerazzurra, meglio del primo, quello di Livorno, che non aveva portato i tre punti.

Un sinistro violento alla sua ex squadra senza far troppo casino, senza star lì a raccontare che se segno non esulto, un'Inter che promette e forse ieri notte, quella di Javier Zanetti, si è guadagnata l'Europa, quella di serie B, ma intanto c'è arrivata.

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