Ottava meraviglia di Bolt Giamaica miniera d'oro

Usain in staffetta centra l'8° titolo ed eguaglia Lewis. Tripletta anche per la Fraser. Tamgho super nel triplo

Ottava meraviglia di Bolt Giamaica miniera d'oro

«Spegnete le tv, ci rivediamo il prossimo anno», ve lo dice Usain Bolt. Non ci poteva essere miglior immagine per chiudere i mondiali di Mosca: Bolt che fila come un siluro sul traguardo, solitario e immenso nel suo triplete, molla il bastoncino giallo della staffetta, alza le braccia quasi ad abbracciare il mondo, eppoi ti saluta così. Lo dice da re, da uomo che lascia il brivido dell'emozione. Ieri Bolt ha guidato la staffetta giamaicana 4x100 al grande slam dello sprint, tre ori fra i maschi, tre fra le donne. C'è un Bolt ed una boltina che si chiama Shelly Ann Fraser: tre ori e un filare sicuro sull'ultimo traguardo della staffetta lasciando francesi e americane a distanza siderale. Il cerimoniale ha visto giusto: lasciando a Usain l'onore di un doppio oro a distanza di dieci minuti, l'inno giamaicano non ha smesso di suonare: per la premiazione dei 200 metri della sera prima, poi per i successi nelle staffette. Bolt che corre sul traguardo, eppoi prova a ballare alla russa, è l'immagine del campione show man, dell'uomo che ha concluso un altro inseguimento dopo aver battuto pioggia e fulmini nella notte dei cento metri.

Ora è preso pure Carl Lewis, dieci medaglie a testa nei mondiali, otto d'oro per tutti e due. Inutile far correre fantasia e interrogativi: meglio Bolt o meglio Lewis? Per ora i numeri parlano leggermente a favore di Lewis che, tra mondiali e Olimpiadi, ha conquistato 20 medaglie, 17 d'oro. Usain è in marcia, ma le sue medaglie sono 16 e gli ori 14. Corre come un Bolt (non c'è animale cui confrontarlo) e non salta come un giaguaro: Lewis era una maestà anche nel lungo. Usain raccoglie solo nello sprint, però a suon di triplette: sono quattro, due olimpiche (Pechino e Londra) e due mondiali (Berlino e Mosca). Ma se vale il raffronto che non tiene conto solo delle medaglie, allora Usain è già il re della gente, Lewis era soprattutto il re dell'atletica. Usain fa simpatia. Lewis provocava insofferenza e un pizzico di antipatia. Bolt unisce. Lewis riusciva a dividere. Questo è un Bolt marziano ma più umano, meno zuzzerellone, più contenuto anche nel modo di correre, forse più conscio del tempo che passa. Lewis non è mai riuscito a scendere dal suo piedistallo. Anche ieri Usain ha dimostrato il suo stare nel mondo raccontando sensazioni con semplicità: «Sono molto felice perché volevo difendere i miei titoli e riprendermi quello che mancava».

Il valzer delle staffette ha concluso questi mondiali in cui la Russia (7) ha battuto gli americani (6) nel numero degli ori, ma non nelle medaglie complessive (17 a 25). E la Giamaica ha dimostrato di essere un paese che ti fa sorgere dubbi sulla pulizia dei suoi atleti, ma dove corrono veloce davvero in tanti. Gli americani hanno fatto il solito pasticcio nell'ultimo cambio quando Gatlin ha invaso la corsia di Bolt rischiando la squalifica, che, invece, è arrivata agli inglesi. Lui, Bolt, ha ricevuto il bastoncino da Bailey-Cole e lasciato il vuoto: tempo 37”36, il migliore dell'anno.

E idealmente si è stretto ad altre facce da protagonisti: Terry Tamgho, il francese re del triplo che, all'ultimo salto, si è liberato di ogni lacciuolo e del cubano Pichardo (17,68) ed è balzato a 18,04, misura che lascia il segno nell'occasione che conta: terzo uomo a passare il muro dei 18 metri dopo l'inglese, re dei fenomeni, Jonathan Edwards (18,29 ai mondiali di Goteborg 1995) e l'americano Harrison nel 1996. Poi tanto onore per Bohdan Bondarenko, l'ucraino volante dell'alto, con il meraviglioso due metri e 41 e all'altro re delle doppiette: Mo Farah inesauribile re di 5000 e 10.000 metri.

Che dire dell'Italia? Ha aperto con l'argento della Straneo nella maratona e chiuso con l'8° posto di Fabrizio Schembri nel triplo, ieri fuori le staffette (meglio i maschi), troppe delusioni, poche conferme.

Onesto il presidente federale Giomi: «Risultato insoddisfacente. C'è molto da fare. Devono migliorare sia gli atleti sia i tecnici». Finalmente un po' di realismo per una nazione finita al 26° posto del medagliere alla pari con Ungheria, Finlandia, Qatar e perfino Botswana.

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