In principio, era il 2009, i fischi in patria. La sua colpa? Giocare nel San Lorenzo e simpatizzare per l'Indipendiente. Così i tifosi lo prendono di mira, tanto da applaudire l'arbitro quando viene espulso per la tensione accumulata. Alejandro Gomez ricorda bene quel giorno: «Non mi è più capitato di versare tante lacrime sul campo...».
Da allora il Papu (da Papuchi, dolce appellativo della mamma) ne ha fatta di strada. È uno dei primi figli del Cholismo e di Simeone, che lo svezza prima al San Lorenzo, poi a Catania e cinque anni fa lo voleva all'Atletico Madrid. Che ora, ironia della sorte, potrebbe ritrovare in una storica semifinale Champions dell'Atalanta. Vive la paura della guerra quando nell'estate del 2014 accetta per soldi la proposta degli ucraini del Metalist Kharkiv, ma vede gente girare con la mitraglietta in strada e deve restare barricato in casa con la famiglia. Infine approda a Bergamo, dove sceglie il 10 del suo idolo Del Piero e diventa leader del gruppo ora protagonista in Europa.
«L'Atalanta mi ha cambiato la vita. E se avessi conosciuto Gasperini a 24 anni e non a 28, forse la mia carriera sarebbe cambiata prima... Quando l'ho incontrato, giocavo attaccante a sinistra. Poi andò via Kurtic e il mister mi disse: Ti vedo bene per fare il trequartista. Dovrai correre di più, ma toccherai di più la palla. È andata bene», così Gomez in un'intervista al portale argentino Enganche. Per beneficenza ha inventato la Papu dance facendo persino ballare Gasp! Poi «TheBiggestGame», l'iniziativa con cui ha raccolto oltre 110mila euro mettendo in palio magliette di tanti calciatori, infine ha annunciato l'uscita di «Ciao sono il Papu». Ovvero la sua storia a fumetti.
Una storia che a Bergamo sta conoscendo le tappe più belle: «Prima di me, l'Atalanta lottava per salvarsi e tutti erano contenti. Ma abbiamo alzato il livello e ora ti chiedono le coppe europee. Appena sono arrivato, non vincevamo da 14 partite, mai un rimprovero. Gasperini dice che questa era un'isola felice che però ti ha portato a non preoccuparti di vincere o perdere. Ciò non doveva più accadere e abbiamo migliorato sempre».
Ora la sfida da sogno con il Psg: «Abbiamo imparato molto dalla prima gara di Champions quando ne prendemmo 4 dalla Dinamo Zagabria.
Poi la vittoria con lo Shahktar in Ucraina, il pari col City e le 8 reti al Valencia. Sappiamo da dove veniamo e dove vogliamo andare. Economicamente, non raggiungeremo mai quel livello, ma nel calcio può succedere di tutto».
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