La prima pietra di Monza posata dalla "baronessa". L'eredità non è in pista

Maria Antonietta Avanzo aprì i lavori nel 1920. Fu la prima pilota a correre con gli uomini

La prima pietra di Monza posata dalla "baronessa". L'eredità non è in pista

Monza Il volto di donna protagonista a Monza è quello della regina Elisabetta, ricordata sui maxischermo del circuito con un minuto di silenzio. Ma il mondo del motorsport resta a trazione maschile, quasi che non fossero state le donne a inventare a fine Ottocento il riscaldamento dell'abitacolo e i tergicristalli. Perché in fondo non si tratta di spostare i monti, ma il corso della storia. Che poi è quel che ha fatto nel motorismo Maria Antonietta Avanzo. Nome regale, per una che alla corona ha preferito il casco, partendo da Porto Viro, noto per il Taglio che mutò per sempre il corso del Po. Ispirata dal suo Polesine nebbioso e di fascino brutale, Maria Antonietta la sinuosità delle curve l'ha trovata su strade e circuiti. Poco più che ragazzina, il colpo di fulmine. Ha 13 anni quando sale sulla macchina del padre e sul sedile ci trova il biglietto per il destino. Un carattere in controsterzo, alla ricerca di traiettorie diverse. Quando inizierà a gareggiare, il suo ritratto giornalistico finirà sul taccuino di Hemingway, «l'unico a non chiedermi di calze e profumi». Indole da Baronessa, come verrà ribattezzata lei che nasce con il cognome Bellan, diventando poi Avanzo con il matrimonio. E che non ci sia carta d'identità che tenga, per competere nelle corse a motori, Maria Antonietta lo dimostrerà prendendo la patente di prima donna a cimentarsi nella Mille Miglia e nella Targa Florio. Dei rapporti con il futuro Drake, leggenda vuole che il giovane compagno di squadra (geloso delle capacità della donna), ne boicottò il motore Alfa Romeo e Maria Teresa rinunciò alla vendetta offertagli da un boss. Tenterà poi di qualificarsi per la 500 Miglia di Indianapolis, oggi l'unico circuito ancora attivo nato prima di Monza. Nel 1921, si presenta nella gara Gentleman a Montichiari, sede del primo Gp d'Italia: sarà terza assoluta, finirà invece settima sul Circuito del Garda come riserva di Nuvolari. L'acceleratore sotto al piede ce l'ha anche nella vita: diventa amica di D'Annunzio e di Mussolini, conosce Mascagni e Modigliani, la sorella darà alla luce il regista Rossellini. Guiderà ambulanze durante la Seconda guerra mondiale e il suo capolavoro sarà quello di ricordare al mondo che l'automobile è un sostantivo al femminile: sarà d'ispirazione a Maria Teresa De Filippis, prima donna a partecipare a un Gp di Formula 1, a Lella Lombardi, Prisca Taruffi e Giovanna Amati. Un processo di integrazione rimasto in realtà sulla carta, nonostante oggi quasi il 70% dei dati delle autoscuole di Roma dica che siano ragazze a cercare oggi la patente.

E la centenaria Monza, che nel 1922 vide anche Avanzo ad assistere ai primi colpi di pala dati da Lancia e Nazzaro per l'autodromo, allora definito Circuito di Milano, non si è fermata alla Coppa Dame istituita nel 1926 e dedicata alle sole donne. Oggi l'eredità di Maria Antonietta Avanzo a Monza vive in un altro primato: con Alessandra Zinno è l'unico circuito del mondo ad avere una direttrice donna.

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